Il
segreto di Annina
(Il processo D'Alesio -
1881)
La Corte
Processi celebri teramani
Collana a cura di Elso Simone
Serpentini
Dalla mattina di giovedì
24 luglio 1879 l'Avv. Fedelangelo D'Alesio sembrava essere scomparso nel
nulla. Di lui non si aveva più alcuna traccia. La sera precedente
era tornato a casa da Cepagatti, aveva cenato in silenzio, come preso da
gravi pensieri, e poi era andato subito a dormire, dopo aver abbracciato
teneramente i figli più piccoli, Stella e Gerardo, senza dire una
sola parola alla moglie, Albaceleste, e alla figlia maggiore, Anna Rosa,
chiamata da tutti Annina, né al fratello della moglie, Francesco,
che in quel periodo stava in casa sua. L'indomani si era alzato di buon'ora
ed era partito, ancora senza dire una sola parola alla moglie, che lo aveva
visto allontanarsi, apparentemente diretto verso l'altra sponda del fiume
Pescara.
Fu quanto
riferì la moglie, Donna Celeste, a Paolo Della Rovere, un contadino
di Villa Reja, che poco dopo arrivò al casolare chiedendo dell'Avvocato,
sicuro di trovarlo in casa.
- E' andato
a Chieti - disse la donna - Deve incontrare Filippo Iecco per una causa.
- Ero sicuro
di trovarlo. Io gli volevo chiedere di affidare la masseria che avete libera
ad un contadino che conosco e pe ril quale posso darte la mia buona parola
- spiegò il Della Rovere.
- Allora
dovete tornare un'altra volta. Comunque, forse è meglio che sappiate
che la masseria ormai è stata affidata. A Carmine Di Labio e ad
Antonio Cantò.
Il casolare
dell'Avv. D'Alesio si trovava sulla sponda sinistra del fiume Pescara,
a poche centinaia di metri dall'abitato di Villa Reja. Pur potendo abitare
a Teramo, dove possedeva altre abitazioni, l'Avvocato preferiva, soprattutto
nei mesi estivi, dimorare a Villa Reja, per stare più vicino a Chieti,
dove aveva il maggior numero di clienti e di interessi economici, e dove,
soprattutto, poteva controllare meglio i contadini che lavoravano come
mezzadri i suoi terreni. La moglie, che nei primi anni del loro matrimonio
aveva tentato di convincere il marito a stare a Teramo, di cui era originaria
la propria famiglie, alla fine si era sdovuta arrendere ed aveva accettato
di mal grado quella vita che era sicuramente più da contadini da
proprietari.
Albaceleste
De Ascentiis, da tutti chiamata Donna Celeste, aveva allora 44 anni. Un
tempo piuttosto belloccia, la moglie dell'Avv. D'Alesio era ora sfiorita.
Benestante, così come il marito, ella era stata un tempo un buon
partito ed aveva portato in dote consistenti proprietà agricole.
* Riportiamo l'incipit del libro,
che è stato pubblicato come n. 8 nella Collana "Processi celebri
teramani". |