La fossa delle Sette Funi
(Il processo Foglietta-Galli - 1898)

La Corte
Processi celebri teramani
Collana a cura di Elso Simone Serpentini
 
La scomparsa di Sante Galli

     La donna era vestita di scuro, di media statura, piuttosto in carne e aveva il volto rubizzo. Non portava il fazzoletto in testa, come invece facevano tutte le contadine della zona. Ma che si trattasse di una contadina,  il brigadiere Giovanbattista Campolongo, comandante della stazione dei carabinieri di Valle Castellana, situata in  frazione Pascellata, ne fu subito certo, ancora prima di averne la conferma.
     - Mi chiamo Anna Galli. Sono una contadina di Farno.
     Il brigadiere, che era originario di Bassano di Vicenza ed era arrivato da poco in Abruzzo, sapeva vagamente dove fosse Farno e se lo fece spiegare. Si trattava di una piccola frazione di Acquasanta, a non poca distanza da Pascellata, sulla sponda marchigiana del torrente Castellano, che divideva le due regioni.
     La contadina, che disse di avere 26 anni, dichiarò di voler denunciare la scomparsa del marito.
    - Come si chiama tuo marito ? - le chiese il brigadiere.
    - Santuccio.
    Sante Galli, era questo il nome completo dello scomparso, mancava da casa da una decina di giorni. Per spiegare come mai lei e suo marito avessero lo stesso cognome, la donna, che mostrava uno sguardo contrito e preoccupato, disse che c'era tra di loro un rapporto di parentela: erano cugini di secondo grado.Suo marito lavorava come muratore ad Alvelli, un paese situato sulla sponda abruzzese del Castellano, nel comune di Rocca Santa Maria, e tornava a casa ogni fine settimana. Sarebbe dovuto tornare anche sabato 11 settembre, ma non era tornato.
    - Subito non mi sono preoccupata - spiegò la donna - perché Santuccio mi disse che, se non tornava quel sabato, sicuramente sarebbe tornato il sabato successivo, il giorno 17. Ma nemmeno sabato scorso è tornato. Così questa mattina sono andata a cercarlo, insieme con un mio cugino. Ma non l’ho trovato.
    Il cugino che l’aveva accompagnata, cugino anche dello  scomparso Santuccio, era un giovane di 18 anni e si chiamava Loreto Galli. Attendeva la donna in strada, davanti alla stazione dei carabinieri. Il brigadiere Campolongo lo fece chiamare, lo fece entrare in caserma e si fece spiegare anche da lui in che cosa fossero consistite le ricerche dello scomparso.
    - Siamo andati a Villa Paranesi, in casa di un certo Di Pietro, il quale ci ha confermato che Santuccio lavorava presso un suo parente ad Alvelli - disse il giovane Loreto.
    Spiegò poi, correggendosi,  che ad Alvelli, a casa di Sabatino Di Pietro, dove Sante lavorava, c’era andato solo lui, perché sua cugina Annetta si sentiva stanca e aveva deciso di aspettarlo a Paranesi, che distava da Alvelli un quarto d’ora di cammino.
     Sabatino Di Pietro gli aveva detto che Santuccio era ripartito per Farno  a mezzogiorno di sabato 11 settembre, lasciando in casa sua gli attrezzi del mestiere e dopo aver detto che sarebbe tornato ad Alvelli il lunedì successivo. Ma non si era più visto. Tornato a Paranesi, Loreto aveva riferito ad Annetta quanto aveva saputo e le aveva consigliato di denunciare la scomparsa del marito ai carabinieri di Valle Castellana.
     Il brigadiere Campolongo cominciò a scrivere il verbale di denuncia di sparizione:
     “Oggi, lunedì 27 settembre 1897, Anna Galli, di Vincenzo, e di Sabatucci Palma, nata ad Acquasanta il 15 febbraio 1871, davanti al brigadiere Giovanbattista Campolongo, comandante della stazione dei carabinieri di Valle Castellana, denuncia la scomparsa del marito Sante Galli, fu Loreto, di anni 30...”
     Mezz'ora dopo, verso le 17,30, Anna Galli e suo cugino Loreto Galli si avviarono verso Farno, dove giunsero sul far della sera. Avvertirono i fratelli di Sante delle inutili ricerche e uno di loro, Martino, si fece accompagnare da alcuni compaesani in una perlustrazione nelle zone intorno a Farno e, soprattutto, lungo la mulattiera che veniva da Monte Pianaccio, quella per la quale sarebbe dovuto passare lo scomparso tornando da Alvelli. Ma né la spedizione che si fece quella sera stessa né quella che si fece il giorno successivo diedero alcun esito. Che fine aveva fatto Sante Galli ? Aveva avuto un malore durante il suo ritorno verso casa ? Era scivolato in qualche dirupo ? Dov'era finito ?

Il Brigadiere Principi a Farno

     Il brigadiere Luigi Principi, che comandava la stazione dei carabinieri di Acquasanta, era un marchigiano, nativo di Senigallia, ed aveva 35 anni. Venne a sapere della scomparsa di Sante Galli la mattina del 1° ottobre 1897. Fu il brigadiere Campolongo che lo fece avvertire, facendogli presente che, poiché lo scomparso risiedeva a Farno, località che si trovava sottoposta alla “pertinenza” della stazione di Acquasanta, era bene che si occupasse lui delle ricerche, anche se la denuncia era stata presentata ai carabinieri di Valle Castellana. D’altro canto, lo scomparso era stato invano cercato ad Alvelli di Rocca Santa Maria, dove, secondo la moglie, si era recato a lavorare.
     Il brigadiere Principi pensò, piuttosto maliziosamente, che il collega di Valle Castellana, “uno del nord”, avesse voluto, in qualche modo, esimersi da un compito gravoso, quale quello di cercare per i monti e per le valli di quelle scoscese contrade che si trovavano al di qua e al di là del corso del Castellano un muratore che, chissà perché, aveva deciso di abbandonare la moglie. Ma il dovere era dovere e Farno era una frazione del Comune di
Acquasanta, e perciò ricadeva effettivamente nel territorio di “pertinenza” della sua stazione.
      Il brigadiere Principi si fece coraggio e, pochi minuti prima di mezzogiorno, si incamminò verso Farno, accompagnato dal carabiniere Angelo Giovannetti. Appena arrivato a Farno, incontrò la guardia demaniale giurata Carlo Menaguale, residente nella frazione Vallecchia di Acquasanta. Da lui e da altre persone di Farno il brigadiere venne a  sapere che Sante Galli, lo scomparso, era ripartito da Alvelli, diretto verso casa sua, intorno alle ore 12 dell’11 settembre. Prima di partire, aveva chiesto al 28enne Sabatino Di Pietro, nella cui abitazione si trovava a lavorare, di vendergli 2 chili e 300 grammi di lana pecorina, per un valore di 2 lire e mezza, impegnandosi a pagarla ad ultimazione del lavoro. Partendo da Alvelli, aveva assicurato al Di Pietro che sarebbe tornato a  riprendere il lavoro la mattina di lunedì 13.
      Il brigadiere Principi accertò che la strada che Sante Galli solitamente percorreva per tornare a casa, da Alvelli a Farno, era quella che passava per Pascellata, Ceraso e Monte Pianaccio, tutte frazioni del comune di Valle Castellana. Lo scomparso anche questa volta doveva aver preso quella stessa via, perché era stato visto intorno alle ore 17 dell’11 settembre, mentre transitava per Monte Pianaccio da un certo Giovanni Giovannini, di anni 44, un mugnaio di Fornisco di Valle Castellana.  La distanza tra Monte Pianaccio e Farno era di circa quattro chilometri, sicché Galli sarebbe dovuto rincasare prima di notte. Ma non era tornato a casa né quella sera né nei giorni successivi. Non era stato più visto. Per sette o otto giorni era stato cercato dai suoi parenti, ma inutilmente.
      Il brigadiere Principi, sempre accompagnato dal carabiniere Giovannetti, si fece indicare la casa della moglie dello scomparso e bussò alla porta, che si trovava in cima ad una scalinata. Anna Galli si affacciò, fece entrare in casa i due carabinieri e spiegò loro come stavano le cose. Suo marito era partito da casa la mattina del 9 settembre, per recarsi ad Alvelli di Rocca Santa Maria, a lavorare come muratore. Partendo, aveva detto che con ogni probabilità avrebbe fatto ritorno la sera di sabato 11 settembre, ma che, se non ritornava, non avesse dubitato, ché di sicuro sarebbe tornato il successivo sabato, 18 settembre.
      Lei aveva aspettato il ritorno di suo marito fino al giorno 18. Non vedendolo tornare, aveva fatto passare il giorno 19 e il giorno 20, poi, insieme con suo cugino Loreto Galli si era recata ad Alvelli, in casa di Sabatino Di Pietro, dove sapeva che suo marito si trovava a lavorare. Qui aveva trovato i ferri del mestiere lasciati dal marito, ma Sabatino l'aveva informata che Santuccio era ripartito da Alvelli, diretto a casa sua, a Farno, fin dall’11 settembre. "Santuccio", aveva aggiunto Sabatino. "mi disse che sarebbe tornato ad Alvelli per riprendere i lavori, ma non è più tornato e io non so dove sia".
      Era stato allora, dichiarò ancora Anna Galli al brigadiere Principi,  che, anche su suggerimento di suo cugino Loreto, aveva deciso di andare a fare la denuncia ai carabinieri di Valle Castellana. Poi era tornata a Farno, la sera stessa del giorno 27. Da allora, non aveva più saputo nulla del marito e nemmeno le era più riuscito di fare delle ricerche.
      Come mai, prese a chiedersi il brigadiere Principi, la donna sembrava essersi disinteressata da quel momento in poi delle sorti del marito ? Ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri  di Valle Castellana e poi, almeno in apparenza, si era comportata come niente fosse, mentre, come lei stessa riconosceva, si erano impegnati nella ricerca dello scomparso i suoi parenti, i fratelli soprattutto, ma anche molti compaesani, fra i quali Felice De Vincenti, Loreto Galli, Rocco Di Vincenzo e tanti altri.

* Riportiamo l'incipit del libro, volume n. 14 della Collana "Processi celebri teramani". 

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