Odio di partito
(I processi Pallotti e Michelessi - 1920-1925)

La Corte
Processi celebri teramani
Collana a cura di Elso Simone Serpentini
 
Il ferimento di Guido Pallotti

 Chi raccolse e verbalizzò le prime parole del 27enne Guido Pallotti, qualche minuto dopo che egli era stato accompagnato all’Ospedale Civile S. Antonio Abate di Teramo, verso le 20,30 di giovedì 30 dicembre 1920, con una grave ferita prodotta da una coltellata all’addome, fu il Vice Commissario di P.S. Cosmo Minervini.
 Questi si trovava a casa sua, finalmente in pace dopo un’intera giornata trascorsa girovagando per le strade di Teramo per certe sue indagini, quando aveva sentito bussare alla porta. Era andato ad aprire di malavoglia e si era visto davanti una guardia.
 - Di che si tratta ? - aveva chiesto il Vice Commissario, con il suo inconfondibile accento pugliese.
 - Uno scontro tra socialisti e combattenti. E c’è scappata una coltellata. Un combattente è stato ferito piuttosto gravemente.
 Minervini era corso subito sul posto, dove aveva trovato  radunata una gran folla, sia in piazza sia lungo  Corso San Giorgio, nella parte dove esso si innestava con la piazza tra i portici bassi e i portici alti. Il ferito, che in un primo momento era stato soccorso all'interno del "Caffè Roma", sotto i portici alti, era stato nel frattempo portato all'ospedale, dove a sua volta, il Vice Commissario si era subito recato.
 Pallotti pareva in condizioni assai gravi, ma sembrava cosciente.
 - Sono stato ferito a tradimento - disse.
 - Chi ti ha ferito ? - chiese il Vice Commissario.
 - Una persona piuttosto alta, che portava un cappotto scuro... mi pare che si chiami Ambrosini - rispose con voce flebile Guido Pallotti, senza poi riuscire più a parlare.
 Minervini chiese quali fossero le condizioni del ferito al Direttore Sanitario dell'Ospedale Civile, Dott. Camillo Urbani.
 - E’ ferito gravemente. Presenta una ferita da arma con punta e taglio alla regione ombelicale. La ferita è penetrante in cavità, ha bordi netti, angoli acuti, con il maggior diametro in senso trasversale ed è diretta dal basso in alto e da destra a sinistra. Dalla lesione esce sangue in abbondanza.  Nella certezza di lesioni viscerali, procederemo a laparatomia.
 - Corre pericolo di vita ?
 - Sì. Si trova in imminente pericolo di vita.
 Minervini potè frugare nelle tasche del ferito alla ricerca di un documento, dal quale trasse gli elementi essenziali: Pallotti Guido, fu Giustino e di Annina Merlini, anni 27, carrozziere.

Le prime sommarie informazioni

 Il Vice Commissario Minervini tornò in Piazza Vittorio Emanuele ed assunse le prime, sommarie, informazioni su quello che era accaduto. Apprese così che gli Ambrosini protagonisti della rissa che c’era stata tra comitive politicamente avversarie tra di loro, la prima di socialisti e la seconda di combattenti, erano due.
 Il Pallotti aveva detto di essere stato colpito da un certo Ambrosini. Ma chi era stato tra Gaetano e Beniamino, due cugini che condividevano la stessa fede politica nelle idee socialiste e che avevano entrambi preso parte allo scontro che verificatosi immediatamente prima del ferimento di Guido Pallotti ?
 Quando il Vice Commissario tornò in ospedale con l’intenzione di chiedere al ferito chi dei due cugini lo avesse colpito, trovò che le sue condizioni si erano assai aggravate. Guido Pallotti non era più in grado di parlare e stava per essere operato d'urgenza.
 Erano le 20,45. Il Vice Commissario tornò nuovamente in piazza, dove trovò che si era radunata molta altra gente, tutta assai impressionata per la gravità dell’accaduto, e si diede a raccogliere altre testimonianze.
 Verso le 21 arrivò in ospedale il  Sostituto Procuratore del Re Luigi Massari, accompagnato dal Segretario Pullini. Guido Pallotti era ancora in condizioni gravissime, ma riuscì a rispondere, sia pure assai a stento, ad alcune domande del Sostituto, che dovette però ripeterle più volte.
 - Sono stato colpito a tradimento - disse con un filo di voce.
 - Da chi ?
 - Erano in quattro.
 - Hai riconosciuto chi ti ha colpito ? - chiese il Sostituto.
 - No.
 - Dove sei stato colpito ?
 - All'addome.
 - In quale luogo ?
 - Sotto i portici piccoli.
 Alle altre domande del Sostituto il ferito non fu in grado di rispondere. Era nel suo letto, madido di sudore e in preda ad una forte febbre.

Versioni contrastanti

 Il Vice Commissario Minervini si accorse subito che le versioni sul ferimento del Pallotti che circolavano in piazza erano contraddittorie e contrastanti. Le varie circostanze che venivano riferite non si conciliavano tra di loro e la successione di eventi che ne risultava era piuttosto incerta. Non restava che affidarsi alle dichiarazioni di quanti avevano certamente preso parte allo scontro che aveva portato al ferimento ed erano stati portati in Questura.
 Erano le 21,15 quando, alla presenza del Commissario Giuseppe Martorelli, egli iniziò ad interrogare Alessandro Nepomuceno, di Giovanni e di Ciccarelli Maria Assunta, soprannominato "Codagnone", nato a Teramo il 25 settembre 1896, calzolaio. Questi dichiarò che si trovava nell’esercizio di Clorinda Di Teodoro insieme con Guido Pallotti, Luigi Pennini, Orazio Tuzzoli, Renato Di Teodoro, soprannominato "Cerepenìlle", ed alcuni altri, tutti fascisti, quando, verso le ore 20, Guido Pallotti era uscito "per spandere un po’ d’acqua" nel vicino Vicolo Spinozzi. Subito dopo, era rientrato nella fiaschetteria, dicendo di aver ricevuto uno schiaffo, ed aveva afferrato un bastone di canna d’india, riuscendo subito dopo dal locale. Tutti erano allora usciti sulla piazza, seguendo il Pallotti. Avevano così potuto vedere che egli era andato ad affrontare una comitiva di socialisti, rivolgendosi soprattutto ad un certo Gaetano Ambrosini, detto “Caprara”.
 

* Riportiamo l'incipit del libro, volume n. 13 della Collana "Processi celebri teramani". 

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