Tre "drammi americani"
(I processi D'Agostino, Intini, D'Alonzo - 1908/1913)

La Corte
Processi celebri teramani
Collana a cura di Elso Simone Serpentini

 
 

La disperazione di Giovanni

(Il processo D'Agostino - 1908)

 

Il matrimonio di Giovanni e Carolina

 

Dopo dieci anni di matrimonio (si era sposato il 30 giugno del 1883) Giovanni D’Agostino aveva deciso che emigrare in America, come facevano in molti in quel periodo, era la soluzione più adeguata, se non l’unica, per risolvere i suoi problemi economici. Nell’emigrazione in America, Giovanni vedeva anche la soluzione ai suoi problemi coniugali. Quei dieci anni di matrimonio tra lui e Carolina non potevano certamente definirsi felici. Il loro accordo non era mai stato soddisfacente, fin dai primi anni, anzi fin dai primi mesi, della loro convivenza.

Giovanni D’Agostino, che era figlio di Michele e di Domenica Rapacchietta, era nato a Montorio nel 1858 e poi si era trasferito ad Arsita, nel tenimento di Bisenti. Conosciuta Carolina Di Zopito, che aveva cinque anni meno di lui, aveva deciso di sposarla. Ne aveva parlato alla madre di lei, Maria Michela     D’Eustachio, e la donna aveva dato il suo consenso al matrimonio

    Anche il padre di Giovanni, Michele, e la madre Domenica erano stati d’accordo. Così dal 17 al 24 giugno del 1883 si erano fatte le pubblicazioni e il 30 giugno 1883, alle ore 8,30, a Castel Castagna era stato celebrato il matrimonio. L’atto civile era stato

sottoscritto dal Sindaco Pietro Vinditti davanti ai testimoni Domenico Mattucci, 70 anni, usciere, e Donato Sabatini, 29 anni, scrivano.

Dopo qualche settimana i due coniugi erano andati ad abitare in una casa isolata in Piana dell’Olmo, sulle colline del fiume Fino, nel tenimento di Arsita. Carolina, nonostante fino ad allora si fosse mostrata una giovane onesta, aveva cominciato molto presto a dare dei dispiaceri al marito. Il quale si era accorto, con grande sorpresa e molta amarezza, che il suo comportamento era tutt’altro che irreprensibile.

    - Ha cominciato a dare troppa confidenza agli uomini - aveva confidato ad un amico che gli aveva chiesto perché, a poco tempo dal giorno delle nozze, egli fosse così preoccupato e depresso.

 

I primi sospetti di tradimento

 

    Non era la sua gelosia ad ingigantire i problemi. C'erano elementi concreti che lo avevano indotto prima al sospetto e poi alla certezza. Carolina lo tradiva. La gente ad Arsita aveva cominciato a parlarne apertamente e le voci erano arrivate anche a lui. Tutto il comportamento della moglie contribuiva a dare giorno per giorno conferma alle voci.

    Sembrava, stando alla voce pubblica, che gli amanti della donna fossero più d’uno. Ognuno si affannava a riferire al marito che Carolina era stata vista ora con questo ora con quello, ora in tale posto ora in tal’altro, ora in questa posa ora in quest’altra, ora facendo questo, ora facendo quest’altro.

Quando Giovanni non ne aveva potuto più di essere paziente e di far finta di niente, indotto dalla sua natura mite e pacifica a tentare ogni conciliazione possibile con la moglie, aveva affrontato Carolina in più di una occasione, nell’intento di convincerla a tenere un comportamento più controllato ed onesto.

    Lei aveva negato che le sue azioni fossero men che corrette, aveva accusato la voce pubblica di malevolenza, se l'era preso con chi a suo dire si divertiva a fare pettegolezzi e aveva continuato a infischiarsene dei rimproveri del marito.

    I rapporti tra Carolina e il marito erano diventati sempre più tesi, fino a quando, una sera dell’ottobre del 1899, Giovanni non aveva deciso di cogliere la moglie sul fatto. Erano ormai trascorsi 11 anni dal giorno delle nozze, lui aveva 41 anni e lei 36. Era passato sopra ad una lunga serie di tradimenti dei quali era stato sempre informato con dovizia di particolari. Fino ad allora aveva sopportato, ma ora la relazione nella quale tutti dicevano che Carolina fosse impegnata era, a detta di tutti, così scandalosa, che era costretto a fare qualcosa.

    Era noto che l’uomo con il quale Carolina se la intendeva era Giuseppe Zecchini. Era stato riferito più volte a Giovanni che la moglie si recava nella casa di lui, quasi ogni sera. Così gli era stato sufficiente appostarsi nei pressi della casa dell’uomo, vedere arrivare la moglie, aspettare qualche minuto e poi entrare di sorpresa, per cogliere i due amanti sul fatto, nudi in camera da letto.

    Giovanni aveva minacciato Zecchini e preteso che la moglie tornasse subito a casa, dove l'aveva percossa, procurandole lesioni ed ecchimosi che la donna si era guardata bene dal denunciare. Per alcuni giorni lei non era uscita di casa ed era sembrata tenere un comportamento più corretto. Così le voci erano cessate per un po’. Ma poi erano riprese, sia pure con minore frequenza ed intensità di prima.

    I rapporti fra i due coniugi, tuttavia, erano restati tesi e l’armonia non era tornata mai, anche perché non mancavano i problemi economici. Alla fine Giovanni aveva pensato di fare quello che stavano facendo in molti: andare in America, dove si diceva che fosse facile fare fortuna.

 

* Riportiamo l'incipit del libro, volume n. 27 della Collana "Processi celebri teramani". 

 

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