Giulio (Jules) Serpentini

    

    

Il 13 giugno 1769 a Portovecchio si imbarcarono su due navi inglesi, 750 nella prima e 300 nella seconda ribelli corsi che, dopo aver combattuto per l’indipendenza della loro isola, perseguendo il mito di una monarchia nazionale, sconfitti dalla Francia, furono costretti a prendere la via dell’esilio. Nella battaglia di Pontenuovo, combattuta il 9 maggio, il sogno tra 8.000 corsi e 30.000 francesi, il sogno dell’indipendenza si era infranto. Tra gli esuli c’erano Clemente Paoli (fratello del generale Pasquale, che aveva capeggiato la rivolta), Giancarlo Giafferri, Pietro Colle, Francesco Pietri, Giacomo Filippo Gaffori, Carlo Raffaelli, Franceso Portigiani e Giulio Serpentini.

     Fra gli sconfitti che avevano combattuto al fianco di questi insorti c’era una giovane che, nonostante la sua giovane età, portava in grembo un bambino destinato alla celebrità. Si chiamava Letizia Ramorino e suo marito era il 18enne Carlo Buonaparte, aiutante del generale Paoli. Il figlio che la donna aveva in grembo era Napolione (registrato all’anagrafe con questo nome), il futuro imperatore dei francesi. Giulio Serpentini aveva preso parte alla lotta indipendentistica a fianco di Clemente Paoli distinguendosi particolarmente per il suo valore in uno scontro contro i francesi presso il Fortino di Santa Maria, sopra Piedicorte, nel 1762.

 

     Nel 1768 al grido: “Moriamo, moriamo per la Corsica, pel duce nostro, moriamo per la libertà”, i ribelli corsi avevano attaccato i francesi nei pressi di Orezza, costringendoli alla fuga, e li avevano inseguiti al comando di Giulio Serpentini, Saliceti, Grimaldi, Raffaeli. Il gruppo di Serpentini si era appostato alla Serra per impedire il vettovagliamento dei nemici e aveva contribuito ad una delle più importanti vittorie dei corsi, quella di Mariana. A fianco di Giulio Serpentini combatteva, vestita di abiti maschili e armata di tutto punto, sua moglie, condividendo con il marito il pericolo delle scaramucce nel bosco di San Pietro e sugli erti pendii. Ma alla fine le forze francesi avevano avuto la meglio ed era arrivate la sconfitta, la fine del sogno di indipendenza, l’esilio.

     Le due navi inglesi con a bordo gli esuli corsi lasciarono Portovecchio mentre due sciabecchi francesi sorvegliavano il molo, minacciando di voler trattenere e ispezionare ogni imbarcazione che lasciava il porto. Farlo significava sfidare l’amor proprio degli ufficiali inglesi e i francesi non osarono chiedere di salire per controlli a bordo di tutte e due le navi. Così ne controllarono solo una, quella dove si trovava il ricercato a cui tenevano di più, il generale Pasquale Paoli, che era però anche colui che gli inglesi tenevano soprattutto a salvare. Non fu scoperto perché il generale era nascosto dentro una cassa, dove riusciva appena a respirare, sistemata in fondo alla sentina, nella quale si trovavano solo merci. Tutti gli altri esuli che si trovavano sulla seconda nave si tennero rannicchiati, bassi, per non essere veduti, e così riuscirono ad allontanarsi nella loro imbarcazione.    

     Tutte e due le navi sbarcarono in Toscana dove gli esuli trovarono riparo. Tra loro Giulio Serpentini, Giancarlo Saliceti, Clemente Paoli (il fratello del generale), Nicodemo Pasqualini, il conte Gentili, Carlofrancesco Giafferri, Carlo Raffaelli, Francesco Patrignani, con molti altri ufficiali, preti, religiosi e pochi soldati. Mentre Pasquale Paoli ebbe in Italia accoglienza da vincitore e fu acclamato nel Teatro di Mantova, la maggior parte degli esuli, sbarcati a Livorno, si sparsero per la campagna Toscana, vivendo con il denaro che erano riusciti a portare con sé e ovunque rispettati e ammirati per il loro valore e la loro storia. Alcuni rimasero a Pisa, altri si insediarono chi a Pisa chi in altri borghi e castelli toscani, altri iscrissero i lori figli nel collegio Cicognini di Prato, nei cui registri si trovano riportati un Barbaggi, un Leonetti, un Murati, un Serpentini. Anche Clemente Paoli rimase in Toscana, scegliendo come sua dimora il monastero di Valleombrosa. Dalla Toscana i Serpentini si diffusero nelle regioni vicine, Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo.

     Con il ritorno di qualche discendente in Corsica, un ramo tornò a fiorire in Corsica e uno degli ultimi esponenti fu un celebre storico, Antoine Laurent-Serpentini, professore all’Università Pasquale Paoli e coordinatore del Dizionario Storico della Corsica, deceduto a 64 anni nel 2012. Il vecchio Giulio, con il nome di Jules Serpentini, emigrò in America, dove suo nipote Jules (14 aprile 1897-1° luglio 1982) fu prima clarinettista e poi, dal 1946, direttore della celebre Philadelphia Orchestra. Era figlio di Zopito e di Concetta Amicone, fratello di Vincenzo ed Ernesto.

 

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