Elso Simone Serpentini

 

 

Quaderni di italianistica

Canadian Society for Italian Studies vol. 31 (2010)

pp. 241-243

 

http://www.synergiescanada.org/journals/ont/qua/1076/14217

http://jps.library.utoronto.ca/index.php/qua/article/view/14217

 

Maurice Mauviel e Elso Simone Serpentini (2009) Enrico Sappia: Cospiratore e agente segreto di Mazzini (Mosciano Sant’Angelo (TE): Artemia Edizioni), 545 pp. ISBN 978889592, Euro 25, copertina leggera.

 

Due studiosi, "un normanno," Maurice Mauviel, e "un abruzzese," Elso Simone Serpentini, hanno in collaborazione scritto la biografia del nizzardo Enrico Sappia conosciuto anche come Enrico De Simone: personaggio quindi tanto singolare quanto enigmatico. Sappia prese parte agli eventi più importanti che sconvolsero l'Europa nella seconda metà dell'Ottocento, dalla Repubblica romana del 1849 ai complotti che sfociarono nella Comune di Parigi del 1870, lasciandosi dietro una scia di piste che si prestarono a giudizi vari, sopratutto negativi. Infatti, di Enrico Sappia "è stato scritto che è ...uno scellerato che avrebbe abusato della fiducia in lui nutrita da diversi personaggi, un agente segreto dei Prussiani a Parigi ...un profugo errante che avrebbe finito la propria vita nei bassifondi di Napoli..." (513). Con questo libro i due studiosi in parola si sono impegnati a riscattare il Sappia da tali giudizi, secondo loro, infondati, ripristinando, quindi, il Sappia alla sua reale dimensione storica di sincero democratico e repubblicano.

Questo grosso volume di 529 pagine suddivise in 21 capitoli, è in realtà divisibile, anche se gli autori non l'hanno fatto, in tre parti corrispondenti ai tre perio­di della vita del protagonista: i capitoli I-VIII trattano gli anni della gioventù rivoluzionaria; i capitoli IX-XVI seguono il protagonista negli anni della maturità pas­sati nelle regioni centro meridionali d'Italia, Puglia e Abruzzo col nome di De Simone. E infine i capitoli XVII-XXI, la parte più importante di questo interessante libro, riguardano il ritorno nella sua Nizza dove Sappia continua la sua attività di pubblicista e storico fino alla morte avvenuta nel 1906. Sappia lascia Nizza e la casa paterna giovanissimo, a sedici anni circa e, seguace di Mazzini e del suo conterraneo Garibaldi, partecipa alla difesa  della Repubblica Romana del 1849 e qui, secondo gli autori e il dire del Sappia stesso, il giovane attrasse l'attenzione del Mazzini. Questi fece di Sappia il suo messaggero "segreto" affidandogli missioni delicatissime: inviato presso il rivoluzionario ungherese Kossuth; agente provocatore nell'esercito piemontese; agitatore a Parigi. E benché Mazzini non abbia mai detto o lasciato intendere che Sappia fosse un suo emissario segreto, gli autori insistono che lo era e spiegano che Mazzini non lo aveva riconosciuto come tale solo per proteggerlo. I contatti epistolari documentati che Mazzini ebbe con Sappia avevano a che fare solo col libro su Mazzini che Sappia scrisse col cognome materno, De Simone.

Quando si trovava a Costantinopoli, Sappia fece parte di una "misteriosa setta dei diciassette" che aveva come scopo di liberare l'Europa dai sovrani assolutisti ed egli si offrì di uccidere il re di Napoli, Ferdinando II. In viaggio per compiere tale missione, il giovane rivoluzionario si ferma a Roma e con leggerezza confida a un sacerdote-spia, Vincenzo Pietrosellini, lo scopo della sua missione. Pertanto appe­na arriva a Napoli viene arrestato e rinchiuso per tre anni nel Castel dell'Ovo. Durante questi anni, messo sotto pressione, il giovane rivela il vero scopo del suo viaggio a Napoli e fa i nomi di veri o presunti complici includendo tra questi Francesco De Sanctis. In fine liberato, il giovane gira l'Europa per ogni dove, da Londra a Costantinopoli, da Roma a Parigi e da Torino ad Amsterdam.

A Genova si arruola nell'esercito piemontese e, secondo gli autori del libro, avrebbe distribuito, notte tempo, manifestini inneggianti alla repubblica e alla ribellione. Dopo l'esperienza militare, troviamo Sappia a Parigi nei mesi immediatamente precedenti alla caduta del Secondo Impero. Nel febbraio del 1870, viene arrestato insieme a un gruppo di rivoluzionari accusati di volere assassinare Napoleone III.

Per il suo comportamento tenuto prima e durante il processo svoltosi a Blais, alcuni repubblicani, soprattutto Marco Antonio Canini e Henri Rockford, accusarono Sappia di essere un infiltrato della polizia. Al processo venne condannato a 15 anni di reclusione; ma liberato dalla polizia, per gli accusatori, o dal governo repubbcano che a settemebre succedette alla dittatura napoleonica, varcava la frontiera prima che venisse chiusa dalle truppe prussiane e si recava a Torino e da qui a Londra dove pubblicava La Gazzetta italiana di Londra nel 1871.

I capitoli IX-XVI seguono il protagonista negli anni della maturità; anni passati nell'Italia centro meridionale, Puglie e Abruzzo, col nome di De Simone, come se volesse dimenticare, col nome, la sua vita passata. Tra la Puglia e l'Abruzzo si sofferma per circa vent'anni, scrive la storia di Bitonto e fonda giornali. Ma anche qui, avendo dei malintesi con i suoi benefattori, l'anticlericale Sappia-De Simone, insegnante in una scuola confessionale a Potenza, viene licenziato insieme ad altri colleghi per "mancanza di fondi" (questa la motivazione ufficiale), e ritorna nella sua Nizza.

La terza e ultima parte del libro, i capitoli XVII-XXI, aggiungono una fase nuova e importante nella vita del protagonista che, secondo Edmondo Cione, sarebbe morto nei bassifondi di Napoli. In realtà, Sappia vecchio e stanco ritorna a Nizza nel 1896 e là svolge per 10 anni una intensa attività di storico e di pubblicista. Con l'aiuto finanziario di amici e personalità locali fonda la rivista Nice Historique e scrive un libro sulla storia della Regione. In questi anni, per sbarcare il lunario, diviene insegnante d'italiano nelle scuole pubbliche di Nizza (429). Nei sui scritti di questo ultimo scorcio della sua vita, Sappia riprende i motivi radicali e il linguaggio scarno e tagliente della sua gioventù.

Lo scopo del libro, dichiarano i due studiosi, è duplice: sottrarre Sappia da l'o­blio e dalla critica negativa derivante soprattutto dal libro del Cione, Il paradiso dei diavoli del 1949. Per Cione Sappia sarebbe morto sconosciuto a Napoli. Mentre, come già detto, Mauviel e Serpentini hanno aggiunto un capitolo tanto importante quanto interessante che illumina la vita intera del protagonista: il ritorno di Sappia a Nizza. I due studiosi, concludendo il loro lavoro, scrivono

“Noi siamo ben consapevoli dei limiti di questo nostro studio e speriamo che le diverse fasi della sua [di Sappia] vita che restano ancora nell'ombra (soprattutto gli anni 1856-1866 e il soggiorno a Caserta) costituiscano nel futuro l'oggetto di ulteriori ricerche e di studi particolari” (513)

Inoltre, a nostro avviso, la prima parte del libro (i capitoli che riguardano il Sappia giovanissimo) avrebbe bisogno di ulteriore e più documentata elaborazione. Nell'insieme, però, il libro è un interessante e valido contributo alla storia d'Italia; illumina la vita di uno dei protagonisti minori, ma essenziali di quell'importantissimo nodo storico ch’è stato ed è tuttora il Risorgimento.

 

Angelo Principe

   

  

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