Elso Simone Serpentini-Loris Di Giovanni, "Storia
della Massoneria in Abruzzo", Artemia Nova Editrice, 2019, pp.308,
Euro 25.00
Alla notevole ripresa culturale della Napoli
settecentesca, che, insieme con l’incremento degli scambi economici e
culturali con altri paesi, portò al cosiddetto “illuminismo napoletano”,
diede grande impulso il fenomeno massonico.
Proprio nell’ambiente napoletano mosse i primi passi la
Massoneria abruzzese, con i “fratelli” del reggimento “Abruzzo Ultra” che
costituirono la Loggia militare di Capua e con quegli illuminati
intellettuali abruzzesi che trasferirono le idee della “fratellanza” nella
loro regione quando vi fecero ritorno.
Questo libro ripercorre lo sviluppo di queste idee e la storia
delle prime Logge abruzzesi, da quelle dei protagonisti della “Rinascenza
teramana” di fine Settecento, alle Logge castrensi del periodo
napoleonico. Seguono una dettagliata ricostruzione della
diffusione in Abruzzo della Carboneria e un’analisi dei suoi rapporti con
la Massoneria nel primo Ottocento, la descrizione della ripresa
dell’attività massonica dopo l’Unità d’Italia e delle vicende relative al
complesso quadro della Massoneria abruzzese del secondo Ottocento e dei
primi anni del Novecento.
Viene poi tratteggiato il dualismo tra il Grande Oriente d’Italia
e la nuova Obbedienza di Piazza del Gesù, sorta con lo scisma ferano del
1908, per poi passare al dibattito tra neutralismo ed interventismo alla
vigilia della Grande Guerra e ai rapporti con il Fascismo, fino alle
elezioni del 1924.
Si parla poi dell’occupazione fascista delle Logge e del loro
scioglimento come conseguenza dell’atteggiamento antimassonico del Regime,
che nel 1925 varò un’apposita legge contro le associazioni segrete.
Il libro si conclude con la rinascita della Massoneria nel
dopoguerra e la ricostituzione delle Logge in Abruzzo.
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