LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

Arresto in aula

 

Il 22enne Ernesto Martegiani, di Rocco, da Montorio a Vomano, ma studente di terza classe liceale a Teramo, la mattina di lunedì 22 maggio 1905, Santa Rita da Cascia, si trovava nell’aula della Corte d’Assise di Teramo, e stava assistendo ad una delle più infuocate udienze del processo Guzzo-Saporito, quando fu fatto arrestare dal Delegato di Pubblica Sicurezza Giovanni Garfagnini, un aquilano severo e assai determinato.

    Ernesto Martegiani fu trattenuto per più di un’ora nella camera di sicurezza della Corte d’Assise, sorvegliato a vista da due carabinieri. Quando fu rilasciato, il Martegiani, non si limitò a protestare, ma presentò una denuncia penale contro il Delegato Garfagnini, di cui sottolineò i modi inurbani e l’arroganza. Lo aveva fatto arrestare senza che ce ne fosse alcun motivo, scrisse nella denuncia. Disse anche di non aver fatto nulla che potesse giustificare l’operato del Delegato e che l’arresto era da ritenersi del tutto arbitrario.  Espose formale querela chiedendo la punizione del Delegato, riservandosi di costituirsi parte civile. Citò come testi: il caffettiere Gaetano Bonolis, lo studente del Regio Istituto Giuseppe De Luca, il possidente Achille Marzo, l’impiegato Filiberto Buconi e gli studenti Giovanni Moschetta, Saverio Moschetta e Amilcare De Marco, nonché due guardie di Pubblica Sicurezza e due carabinieri, di cui ignorava i nomi.

 

 

   Il Procuratore del Re, Cav. Luigi Pagliani, delegò il Pretore di Teramo Ercole Tanturri ad occuparsi della cosa, avviando un’istruttoria. Fu così aperto un fascicolo contro Garfagnini Giovanni, fu Salvatore, di anni 43, Delegato di P.S. nato a L’Aquila, e residente a San Benedetto del Tronto.

   La mattina di venerdì 26 Maggio, San Filippo Neri, il Cav. Luigi Pagliani volle sentire personalmente Ernesto Martegiani, il quale confermò le sue accuse contro il Delegato Garfagnini. Così il Pretore Tanturri convocò per le 14,30 di sabato 27 maggio, Santa Natalia, i testi Achille Marzo, Giovanni Moschetta, Amilcare De Marco e Gaetano Bonolis. Achille Marzo fu Giuseppe, di anni 58, proprietario, dichiarò che si trovava nella tribuna riservata al pubblico ad assistere al processo Guzzo-Saporito, quando aveva sentito il Martegiani dire al Delegato di Pubblica Sicurezza: "Non voglio uscire, non ho fatto nulla e sto dove stanno tutti". Il Delegato aveva insistito nell’invitare il Martegiani ad uscire dall’aula, ma siccome il giovane non voleva uscire, lo aveva fatto arrestare e condurre nella camera di sicurezza del Tribunale.

   - Che contegno aveva il Delegato? - gli chiese il Pretore Tanturri.

   - Piuttosto severo - rispose il teste.

   Aggiunse però che, quando l’Avv. Danesi gli aveva chiesto perché avesse fatto arrestare Ernesto Martegiani, il Delegato aveva risposto: "Non l’ho arrestato, ma l’ho portato nella camera di sicurezza, più tardi lo farò uscire".

   Lo studente 17enne Giovanni Moschetta, fu Pasquale, da Castiglione Messer Raimondo fornì una versione quasi del tutto identica a quella di Achille Marzo. Non aveva sentito il discorso del Delegato con l’Avv. Danesi, ma gli era stato riferito.

Versioni pressoché identiche fornirono altre tre studenti, Amilcare De Marco, di Antonio, di anni 16, studente, Gaetano Bonolis, di Paolo, di anni 17 e Giuseppe De Luca, di Angelo, di anni 22, che si trovavano anche loro nell’aula della Corte d’Assise per seguire l’udienza processuale, insieme con tante altre persone, richiamate dall’evento.

   La mattina di martedì 30 maggio, San Ferdinando, fu sentito dal Pretore Tanturri il Delegato Giovanni Garfagnini. Egli riferì che, ordini ricevuti dal Presidente della Corte d’Assise e che, essendo stato informato dell’accaduto, il Procuratore Generale Santone aveva approvato il suo operato.

Quello stesso giorno, 31 maggio, il Pretore Tanturri rimise gli atti al Procuratore, il quale il successivo 2 giugno, SS. Marcellino e Pietro, li rimise al Giudice Istruttore, Raffaele Ranieri, chiedendo che fosse ordinato il non luogo a procedere nei confronti del Delegato di Pubblica Sicurezza Garfagnini, per inesistenza di reato.

   Il Giudice Istruttore Ranieri prese la sua decisione martedì 6 giugno 1905, San Norberto, ordinando il non luogo a procedere per inesistenza di reato. Il Delegato, scrisse nella sua ordinanza, non aveva arrestato Ernesto Martegiani, ma aveva usato la forza per vincere la sua resistenza e lo aveva trattenuto per poco tempo in camera di sicurezza, per impedire che egli turbasse l’ordine della sala, secondo precise disposizioni del Presidente della Corte.
Ernesto Martegiani fu condannato a pagare le spese di giudizio. Ebbe poi a lamentarsi con amici e conoscenti, dicendo che aveva subito un’ingiustizia e che era stato arrestato e trattenuto senza una ragione, solo a causa dell’arroganza di un Delegato di Pubblica Sicurezza. Quest’ultimo, invece, ebbe a dichiarare in qualche occasione che non aveva mai avuto a che fare con un giovane così arrogante e strafottente. Quanto agli amici, cercarono invano di consolare Ernesto Martegiani offrendogli una bevuta nel Caffè Bonolis. Ernesto continuò a masticare amaro fino a quando non arrivò agli esami di licenza liceale.

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