LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

L'arrivo a Teramo di Giovanni Nicotera

 

Il treno arrivò puntale, alle 6, e centinaia e migliaia di persone accorse in stazione, appartenenti tutti i ceti sociali, manifestarono il loro entusiasmo, tra lo sventolio delle bandiere e le musiche delle bande di Teramo e di Civitella del Tronto.

    Da quando, la sera di domenica 16 maggio, era stata annunciata l’arrivo a Teramo dell’on. Giovanni Nicotera, l’eroe di Sapri, il precursore di Sapri, il patriota che era stato raccolto miracolosamente vivo sotto un mucchio di cadaveri, al condannato di Favignana, al ministro che aveva liberato la Sicilia dalla mafia, al deputato più celebrato della Sinistra storica, esponente della Pentarchia, l’attesa era diventata sempre più frenetica con il passare delle ore. All’apparire del treno, sulla larga curva di Cartecchio, era scoppiato un fragoroso applauso della numerosissima folla e le due bande avevano intonato l’inno di Garibaldi, Il comitato di ricevimento si accostò al treno, la porta di una carrozza di aprì e si vide il bel volto dell’on. Nicotera, incorniciato dalla folta barba.

     L’on. Settimio Costantini gli tese la mano mentre da ogni parte si inneggiava: "Viva Nicotera!". Seguirono altri applausi, grida festose, mentre scendevano dal treno le personalità che avevano accompagnato l’illustre ospite nel suo viaggio in treno verso Teramo: l’on. Cerulli, l’on. De Riseis, l’on. Patrizi, l’on. Scarselli, e i giornalisti Graffi e Carli, quest’ultimo redattore del Roma di Napoli.  Cominciò la sfilata delle società cittadine e di quelle di Montorio, di Campli e di altri paesi della montagna, tutte con le loro bandiere.   Si mossero ben dieci carrozze per portare in città l’illustre ospite e le personalità politiche che gli facevano corona e lungo il corso, subito dopo l’ingresso a Porta Reale,fu tutto un tripudio di bandiere e di arazzi appesi alle finestre e ai balconi.

 

Giovanni Nicotera

    Le carrozze procedettero al passo per la grande folla che faceva ressa attorno ad esse, invece di costituire due ali ordinate ai lati del corso. Giunto davanti al palazzo Irelli, in Corso San Giorgio, il corteo di carrozze si arrestò. Nicotera pose piede a terra e fu ricevuto dall’on. Irelli e dal sindaco, cav. Cerulli. Poi il deputato entrò nel palazzo e si affacciò al balcone, dove dovette presentarsi tre volte, richiamato dagli applausi e dalle richieste di discorso. Commosso, Nicotera pronunciò un breve discorso, che infiammò l’uditorio, inducendolo a chiamare a gran voce al balcone tutti e cinque i deputati uscenti che si sarebbero presentati al giudizio elettorale qualche giorno dopo, il 23 maggio 1886.

    I deputati Cerulli, De Riseis, Patrizi, Scarselli e Costantini si affacciarono anche loro al balcone, salutando la folla entusiasta, ma senza pronunciare alcun discorso. Da quando era stata sciolta la Camera ed erano state indette le nuove elezioni, non s’era avuto alcun dubbio che il comitato elettorale che si era subito formato avrebbe proposto la loro rielezione, ritenendo che essi non avessero demeritato.

    Dopo aver ricevuto il saluto del Prefetto, del Procuratore del Re Ciampi e dell’Ispettore di Pubblica Sicurezza, cav. Saccà, calabrese, una sua antica conoscenza che si ebbe da lui un caloroso abbraccio, l’on. Nicotera, evidentemente stanco per i quindici giorni trascorso percorrendo in lungo e in largo il meridione, si sedette al suo tavolo per il "dejeuner". Al suo fianco destro sedeva la signora Cerulli-Irelli e al suo fianco sinistro il sindaco.

    Seduto di fronte a lui, l’on. Irelli aveva ai lati l’on. Patrizi e l’on. Costantini. Il "dejeuner" fu servito stupendamente, mentre nel cortile del palazzo Cerulli la banda di Civitella eseguiva le musiche de La Forza del destino. Al brindisi fu un susseguirsi di saluti di reduci di patrie battaglie, concluso dal saluto commosso del sindaco. Il quale ricordò le fasi più esaltanti storiche del risorgimento. Presa la parola, l’on. Nicotera ringraziò il suo ospite, di cui ricordò il martirio, accennando a quanto aveva fatto l’on. Irelli per salvare la vita ad uno dei martiri pennesi. Al termine del discorso fu tutto uno scoppio di bottiglie di "champagne". Il "meeting" al teatro Comunale , illuminato a giorno, era fissato alle 10, ma potè iniziare soltanto alle 10,30.

    Quando l’on. Nicotera comparve sul palcoscenico, tra le bandiere delle società cittadine, il comitato elettorale, i deputati uscenti, il sindaco e i rappresentanti della stampa, scoppiò un applauso fragoroso che durò ben cinque minuti. Fu l’avv. Gustavo De Marco, in assenza del presidente del Comitato elettorale, Filippo Delfico, a presentare l’on. Nicotera, che salutò come chi poneva in pratica la sentenza di Giovanni Bovio contro il trasformismo. Non fece alcun accenno polemico agli avversari, che, invece, consideravano Nicotera come il più chiacchierato e corrotto parlamentare del Regno.

    Nel suo discorso Nicotera fu invece polemico con lo schieramento avversario, criticando aspramente il Ministero, accusandolo di essere il peggior guaio che potesse capitare alla Nazione. Accuso i deputati che si definivano indipendenti, dicendo che non potevano esistere che deputati ministeriali e deputati di opposizione. Polemizzò a lungo anche con l’on. Depretis e si dilungò sulla questione sociale, dopo di che enunciò la necessità di rialzare il livello morale dei deputati.

    Dei radicali disse che era il Depretis a presentarli come uno spauracchio, per ottenere un vantaggio dalla paura che diffondeva nei loro confronti, ma con i suoi metodi faceva male alla monarchia. Invitò a votare i deputati uscenti, con i quali si sarebbe potuta formare una maggioranza forte ed autorevole, con un programma chiaro ed esplicito. Concluse chiedendo all’uditorio: "Siete voi contenti di Depretis?" e, quando tutto il teatro, levatosi in piedi, gridò più volte a gran voce il suo "No! No!", proruppe: "E allora votategli contro!".

    L’uscita di Nicotera dal teatro fu trionfale, accompagnata da una gran folla plaudente e dal suono delle due bande. Quando la carrozza sulla quale era montato insieme con l’on. Irelli, diretto verso la Cattedrale, poco più giù del palazzo della Prefettura ci su un lancio di fiori dai balconi, da parte di signore e di signorine entusiaste. Un grosso "bouquet" cadde sopra il cappello a cilindro dell’on. Costantini e lo conciò per le feste.

    Nelle sale d’aspetto della stazione, rimase per breve tempo in attesa della composizione del treno con il quale avrebbe proseguito il suo viaggio elettorale portandosi a Castellamare, l’on. Nicotera fu salutato da altri sindaci e da altri presidenti di società. Il treno fu aumentato di un paio di vagoni per poter trasportare tutti coloro che sarebbero partiti insieme con l’on. Nicotera. All’ultimo momento si vide una popolana che gli si avvicinò e lo abbracciò. Il treno era pronto e si udì un fischio del vapore.

    Il convoglio si mosse lentamente, tra entusiastici avviva e agitare di cappelli e di fazzoletti, mentre scrosciavano gli applausi. Scomparso che fu il treno dopo la larga curva di Cartecchio, la gran folla se ne tornò lentamente in città, scambiandosi commenti sulla grande commozione che avevano provata e che non avrebbe dimenticato. Qualcuno commentò:

    - E’ un uomo di ferro. In queste elezioni ha compiuto un tour de force non dissimile da quello di Gambetta contro Mac-Mahon.

    Un altro, invece, cominciò a parlare della Compagnia napoletana di operette Scognamiglio, che tanto era piaciuta ad Ascoli, e tra qualche giorno sarebbe arrivata a Teramo, per presentare anche al Comunale il Boccaccio, une delle più briose operette di Suppè. Chi gli procedeva a fianco commentò:

    - Che bella notizia! Ci rallegrerà lo spirito. Altro che le malinconie elettorali!

     

indice