LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

Tutti clienti delle due "puttane"

 

Il 16 maggio 1907 Elisabetta Braca, la notissima "Sabbetta", vedova di Zopito Perilli, fu denunciata da Achille Di Pietro, impiegato della Congrega di Carità, per ingiurie e minacce. "Sabbetta" aveva 75 anni ed era diventata ancora più intrattabile, così nella sua casa di Via Milli, a Teramo, lei questionava ogni giorno con tutti. Ce l’aveva soprattutto con le nipoti del marito Zopito, Linda e Gilda, con le quali non aveva mai avuto un buon rapporto, così come con il figlio di primo letto del marito, Enrico, che lei aveva denunciato più volte per furto.

   Linda e la sorella Gilda l’avevano sempre accusata di aver spadroneggiato sulla vita, sugli averi e sulla sorte del vecchio zio Zopito, che si era invaghito di lei e l’aveva sempre sopportata, perdonandone anche i continui tradimenti. "Sabbetta" accusava invece Linda e Gilda, che abitavano nel suo stesso stabile, di fare "le puttane" e altercava continuamente con loro ad alta voce, per le scale e in strada, e ingiuriandole da finestra a finestra.   

 

 

 

 

   Linda e Gilda, che in quel 1907, avevano rispettivamente 25 e 22 anni, erano, ufficialmente donne di casa. In realtà era vero che ricevevano in casa amici di varia estrazione sociale. "Tutti clienti!", diceva e gridava la Braca, ogni volta che qualcuno si avviava su per le scale, diretto alla loro casa . "Tutti clienti delle due puttane!" gridò anche il 15 maggio "Sabbetta", all’indirizzo di Achille Di Pietro, che scendeva le scale dopo essere uscito dall’abitazione delle due sorelle Perilli. La Braca inveì contro l’uomo, armata di un robusto bastone, minacciandolo: "Ti spacco la testa, figlio di rotto in c….. Tu non devi salire più queste scale!" Ma il Di Pietro fu lesto a raggiungere l’uscita e a sottrarsi alla furia di "Sabbetta". Il giorno dopo il Di Pietro si trovava in strada, di fronte al portone dello stabile, e stava parlando con Pasquale De Petris. All’improvviso si era visto venire di fronte "Sabbetta", che aveva preso ad inveire di nuovo contro di lui: "Tu stai parlando male di me! Finiscila! Se no mi fai andare in galera."

     Ne nacque un alterco assai violento, con la Braca che tornò a minacciare l’uomo con un bastone, a fatica trattenuta dalla sua amica Domenica Esposito, che qualche minuto prima si trovava a colloquio con lei all’interno della sua abitazione, e con un Di Pietro che diventò anche lui a mano a mano più aggressivo, per la necessità di difendersi da quella furia. Nonostante l’alterco si facesse via via più furibondo, il Di Pietro, quasi a sfidare la donna, si avviò su per le scale, diretto verso l’abitazione delle Perilli, e la cosa fece infuriare ancora di più la Braca, che gridava "Qui non ci devi passare più! " Il Di Pietro le rispose: "Mi dispiace che sei vecchia, altrimenti ti butterei per le scale, puttana!"

    Chi raccontava le varie fasi dell’alterco che c’era stato e quelle dell’istruttoria che era seguita alla denuncia sporta dal Di Pietro contro Elisabetta Braca e dalla controdenuncia di quest’ultima contro il Di Pietro, non poteva trattenersi dalle risate e dagli sghignazzi. Perché tutto era stato assai colorito e anche di fronte al Pretore Gaetano Quartapelle i due attori della lite avevano continuato ad accusarsi, ripetendo le ingiurie ricevute e di cui si lamentavano.

    - Signor Pretore, mi ha ingiuriato - ripetè la Braca in Pretura il 1° giugno - dicendomi "Puttana e ruffiana, sei troppo vecchia, se no ti getteri giù per scale!"

    - Mi ha detto "figlio di rotto in c….."- replicava il Di Pietro.

    I testimoni confermarono alcune ingiurie, ne smentirono delle altre e mai in Pretura si erano ascoltate così tante parolacce in un giorno solo. Risultarono sostanzialmente favorevoli alla Braca le testimonianze di Filomena Esposito, Domenica Esposito e Gioconda Parlante, tutte e tre lavandaie. Risultò invece neutrale la deposizione di Antonio Albi, impiegato. Egli infatti riferì che nel corso della prima lite si erano ingiuriati a vicenda.

    Aggiunse che "Sabbetta" gridava frasi offensive anche all’indirizzo di una delle due Perilli. Diceva tra l’altro: "Ecco il tuo innamorato! Ma con te si diverte e con un’altra è fidanzato e la sposa!" Antonio Albi aggiunse che il giorno dopo la lite aveva incontrato Domenica Esposito e questa gli aveva riferito che il Di Pietro le aveva chiesto di non danneggiarlo con la sua deposizione e così lui, essendo impiegato della Congrega, l’avrebbe aiutata. Ovviamente, il Di Pietro negò la circostanza, ammettendo di avere incontrato la Esposito, ma per invitarla a confermare al Pretore le ingiurie della Braca.

   Ma la donna gli aveva risposto che lei non aveva sentito niente. Aveva anche negato che "Sabbetta" lo avesse minacciato con un bastone. Linda Perilli negò che il Di Pietro avesse dato della "puttana" alla Braca e confermò che la donna aveva in mano un pezzo di legno, pur non potendo precisare se si trattasse di un bastone. Gilda Perilli confermò sostanzialmente la deposizione della sorella, aggiungendo di non aver visto la Braca minacciare il Di Pietro. Le aveva però sentito dire: "Con questo ti spacco la testa!"

    Il 6 giugno i tentativi di bonario componimento della lite del Pretore Quartapelle furono coronati finalmente da successo. Si potè così redigere un atto ufficiale: "Io sottoscritta Braca Elisabetta, fu Biagio e fu Carmina Fedele, nata a Giulianova il 9 settembre 1832, concedo il perdono giudiziale a Di Pietro Achille…"

    Di Pietro accettò la desistenza della donna e rimise la sua querela. Così finalmente il successivo 13 giugno il Pretore dispose il non luogo a procedere a carico della Braca per il reato di ingiurie per remissione di querela. Ma non era finita. Rimaneva la contestazione del reato di minaccia a mano armata, per il quale non era possibile la remissione di querela, essendo competente il Tribunale di Teramo.

    Il 25 giugno il Giudice Istruttore ritenne insufficienti gli indizi a carico della Braca per quest’ultimo reato e prosciolse l’accusata. La prosciolse anche per gli altri reati per remissione di querela. La vicenda giudiziaria ebbe così termine, ma non quella personale. Perché è vero che il Di Pietro non salì più le scale che portavano all’abitazione di Gilda e Linda Perilli, ma è anche vero che "Sabbetta" continuò a profferire ingiurie e minacce all’indirizzo di tutti i soggetti di sesso maschile che si avventuravano lungo le rampe delle scale, accusati di essere "clienti di quelle due puttane!" Chissà se il povero Zopito a quelle ingiurie si rivoltava nella tomba.

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