LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

Diario di un maestro di montagna

 

   Si chiamava Renato Rotelli, fu Francesco Paolo e fu Filomena Mucci. Era nato a Torremaggiore (Foggia) e aveva 53 anni, essendo nato il 30 gennaio 1875. Conseguito il diploma magistrale, le vicende della vita lo avevano portato ad essere insegnante ordinario nella scuola elementare di Torricella Capoluogo. L’anno scolastico quell’anno, il 1928, iniziò il 17 settembre, dopo che dal 1° al 15 si erano svolte le iscrizioni.

   Insegnava in una pluriclasse, piuttosto numerosa: 18 alunni dai nove agli undici anni (9 maschi e 8 femmine) di cui 1 di 5a elementare, e 21 alunni dagli undici ai 14 anni (15 maschi e 6 femmine) di cui 5 di 5a elementare. Come ogni anno il maestro, con estrema diligenza, vergò sul suo registro, con la sua calligrafia chiara e la sua prosa scorrevole, delle puntuali annotazioni nella parte riservata alla "Cronaca ed osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola".

   A rileggere oggi quelle note non si può non rimanere meravigliati, stupefatti. Emerge un certo modo di considerare la scuola e la missione dell’insegnante, una testimonianza preziosa su che cosa volesse dire essere maestri, di cultura e di vita, in una realtà difficile quale quella di un comune di montagna, in una scuola del capoluogo dove però affluivano, con difficoltà, alunni delle ville di campagne e della frazioni, spesso impossibilitati a tenere alta la frequenza da ostacoli familiari, sociali e meteorologici.

   Nelle annotazioni del maestro Rotelli c’è un sorprendente contrasto tra i valori sublimi che egli cerca di inculcare ai suoi allievi, l’enfasi delle celebrazioni ufficiali, la meticolosità nel rispetto degli ordinamenti e delle circolari, e la quotidianità di una "scuola difficile", in cui mancano i banchi, assai spesso sono assenti per giorni e giorni gli alunni e in cui le famiglie non hanno i soldi per comperare le pagelle, figuriamoci se possono permettersi di spenderne per comperare libri e quaderni o di rinunciare all’apporto della forza lavoro dei propri figli nell’espletamento dei lavori agricoli.

 

[Il ritrovamento del diario si deve alla perspicacia di Gabriele Di Luigi, nativo di Montorio, residente oggi a Villa Ripa, dopo una lunga permanenza a Valle San Giovanni.]  

 

 

  

   12 ottobre 1928. Verso le 10, approfittando della bella giornata, ho condotto i pochi alunni presenti fuori dell’abitato, e in aperta campagna ho completato la lezione sull’orientamento, e ho letto alcune pagine per far comprendere la lotta che dovette sostenere il Colombo per aprire all’antica Europa la via del muovo mondo.

   15 ottobre 1928. Il numero degli alunni presenti è di poco inferiore a quello degli iscritti. Vi sono parecchi che, dopo l’iscrizione, si sono presentati oggi per la prima volta. Mi auguro di vederli a scuola ogni giorno. Ho interesse di conoscere bene tutti gli scolari, dovendo fissare definitivamente le linee del programma particolareggiato, sebbene io mi sia già formato, in genere, un concetto della capacità e della preparazione della mia nuova scolaresca.

   19 ottobre 1928. Gli alunni iscritti vengono quasi tutti a scuola. Però i banchi ora esistenti nella mia aula non sono sufficienti. Il N. Direttore ne fece richiesta al Comune fin dal mese di settembre; ma, per quanto io sappia, nessuna disposizione vi è per la costruzione di nuovi banchi. E intanto in 4a e in 5a classe alcuni scolari continuano a sedere sulle sedie e a scrivere in piedi, appoggiati ad una tavola!!!

24 ottobre 1928. In ossequio a quanto vien raccomandato sulla preparazione degli scolari alla celebrazione del decennale della Vittoria, comincio da oggi a parlare della gigantesca battaglia iniziata il 24 ottobre 1918 e finita ai primi di novembre con il totale sfacelo dell’esercito austriaco. Leggerò giorno per giorno il diario di detta battaglia, facendo rifulgere il valore dei nostri soldati, ed esaltando il sacrifizio da essi compiuto per la grandezza della nostra Patria.

   27 ottobre 1918. A mezzogiorno espongo la bandiera al balcone della scuola, e, dandone spiegazione agli scolari, piglio lo spunto per parlare del 6° anniversario della marcia su Roma. Fo rilevare gli enormi benefici portati all’Italia dal Governo Fascista: ordine interno, rispetto da parte degli stranieri, sistemazione finanziaria, opere pubbliche di grande utilità; e concludo col dire che il 28 ottobre 1922 segna nella vita del popolo italiano una nuova era.

   29 ottobre 1928. Parlo agli scolari della cerimonia svoltasi ieri a Teramo per ricordare l’anniversario della rivoluzione fascista, e leggo loro i telegrammi scambiatisi tra il Duce e S.M. il Re.

   30 ottobre 1928. Il giornale di oggi riporta per intero il messaggio del Duce. Ne do lettura agli scolari confermando sempre più quanto ebbi a dire il giorno 27.

   31 ottobre 1928. Approfittando della ricorrenza della festa del risparmio istituita da pochi anni, parlo agli scolari della necessità del risparmio facendo loro intendere che esso non è solamente previdenza, ma è anche dovere del cittadino per la floridezza e la potenza della Nazione. Nel pomeriggio do spiegazione della vacanza di posdomani, 2 novembre. Ricordo che questo è giorno dedicato ai nostri morti; e i nostri morti sono non solamente i parenti che abbiamo perduti, ma anche gli eroici soldati caduti in guerra e gli oscuri martiri della rivoluzione fascista. Tutti fecero sacrifizio della loro via per la Madre Patria, e noi in quel giorno dobbiamo ricordarli coll’innalzare a Dio una preghiera per essi.

   3 novembre 1928. I banchi non sono stati costruiti; ma lo sconcio che si ha, facendo stare gli alunni ancora seduti sulle sedie o stipati come sardelle in alcuni banchetti, deve pur cessare. Chiamo i ragazzi più grandi – dato che i salariati com.li non si prestano a far da facchini – e da essi ragazzi faccio trasportare nella mia scuola due banchi lunghi che si trovavano ancora in un vano dell’antica sede scolastica, e accomodo alla meglio i posti per la mia scolaresca. Domani, 4 novembre, celebrazione della Vittoria. Gli alunni sono già preparati a tale avvenimento, perché dal 24 ottobre ne hanno sentito parlare, Nel pomeriggio fo conoscere il nome dei caduti di Torricella-capoluogo, e ne rimetto la commemorazione alla prima ora di lunedì, 5 corrente, come da ordine ministeriale.

   5 novembre 1928. Nella prima ora di scuola leggo il proclama della dichiarazione della guerra, dopo leggo il Bollettino della Vittoria. Completo la celebrazione del decennale della Vittoria col ricordare il sacrifizio compiuto dai nostri soldati, il quale sacrifizio deve insegnare ai fanciulli che non colle parole, ma con i fatti si ama e si difende la Patria.

   9 novembre 1928. Da vari giorni la frequenza di scolari non è soddisfacente; e come se ciò fosse poco male, ecco, a completare l’opera, una malattia infettiva che si è sviluppata nella frazione "Piano Grande", per cui gli alunni di detta località sono obbligati fino a nuovo ordine, per disposizione del medico sanitario, di starsene lontani dalla scuola. Auguro, pel bene di scolari e non scolari, che la malattia sia presto annientata!

   10 novembre 1928. Domani, genetliaco di S.M. il re. Leggo una pagina del Morandi per far conoscere la rigidezza con la quale Egli-principe ereditario- venne educato. Ricordo qualche aneddoto di guerra per far comprendere agli scolari di quale amore Egli-Re- amasse i nostri soldati. Concludo col dire che ogni cittadino deve a Lui qualche venerazione, e soprattutto, deve sentirsi orgoglioso di vederlo a capo della nostra nazione.

   12 novembre 1928. Ricevo dal N. Direttore una circolare riguardante l’acquisto della pagella scol.ca da parte degli alunni. Mi atterrò alle prescrizioni contenute in essa circolare.

   16 novembre 1928. Un giornale quotidiano riporta, in cronaca, il resoconto della festosa accoglienza fatta dalla cittadinanza di Teramo l Comandante Romagna. Lo leggo agli scolari, e parlo dell’opera da lui prestata in occasione della sfortunata spedizione del Nobile al Polo.

   18 dicembre 1928. Il N. Direttore mi restituisce il programma particolareggiato. Rilevo con soddisfazione che esso è stato approvato in tutte le sue parti.

   20 novembre 1928. Non ho voluto far passare questa giornata senza ricordare la Regina Margherita. Ne ho parlato agli scolari facendo, soprattutto, risaltare l’amore che Ella portava ai bimbi d’Italia.

   26 novembre 1928. Sono sempre assenti parecchi scolari. Ne chiedo notizia ad altri che sono in classe; ma nessuno sa darmene informazione. Volentieri parlerei con i rispettivi genitori, ma questi abitano in case sparse per la campagna e quasi tutte lontane dal capoluogo, e devo, quindi, adattarmi a render vano il mio desiderio. Riesco, pur tuttavia, ad incontrarmi coi parenti della Z….., della B…., e vengo a conoscere che il divieto a queste ragazze di frequentare la scuola è dato –nientedimeno – dall’enorme spesa che si dovrebbe sopportare per l’acquisto della pagella e dei libri. E dire che detti parenti – piuttosto benestanti – non esitano a consacrare le lire in onore di Bacco, e godere, in una bettola, l’allegra passatella. Oh, egregi colleghi, quanto è ancora scarso il frutto del nostro lavoro di propaganda degli anni passati! In un paese, ove si continua a posporre la spesa del libro ad ogni altra di nessuna necessità, occorre ancora la nostra opera, perché alcuni padri di famiglia si convincano dell’importanza della scuola. E quest’opera noi la daremo, procedendo sempre avanti con fede e coraggio!

   3 dicembre 1928. Per le migliorate condizioni sanitarie in Piano Grande, oggi sono ritornati a scuola tutti gli alunni di quella Villa, che ne sono stati assenti dal 9 novembre. Ho fatto loro lieta accoglienza, augurandomi che tutti vengano a scuola e che traggano profitto dalla ripetizione di ciò che è stato insegnato nei giorni in cui essi non sono stati presenti.

   4 dicembre 1928. Oggi cattivo tempo. In classe sono pochi alunni. Mancano tutti quelli delle Ville.

   5 dicembre 1928. Continua il cattivo tempo: da ieri il numero degli scolari presenti è al disotto della metà dei frequentanti.

 

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   Il diario del maestro Rotelli presenta una serie di annotazioni, piene di rammarico, sulle condizioni del tempo, che non consentono ai suoi alunni che abitano lontano da Torricella capoluogo, di raggiungere la scuola. E’ il famoso "nevone" del ’29, restato a lungo nella memoria della gente.

Il maestro si ritrova con pochissimi alunni in classe e pensa a quante ore, a quanti giorni sono stati perduti lungo il difficile cammino verso l’apprendimento e la cultura, che soli potranno affrancare le popolazioni di montagna da un condizionamento sociale che ne determinerà in ogni modo la vita. Poi il ritorno del bel tempo ripopola la sua pluriclasse, salvo la recrudescenza di qualche malattia infettiva. Puntualmente il maestro celebra qualche ricorrenza e annota i fatti di una quotidianità scolastica povera e deprimente, che contrastano e stridono con la magnificenza dei fatti celebrati. Si fa cenno anche al concordato tra Stato e Chiesa del febbraio del 1929. E il maestro, per parlarne in classe, attende il ritorno dei tanti che sono stati a lungo assenti.

 

   7 dicembre 1928. Ritorna il bel tempo; e sono lieto di vedere in classe quasi tutti i miei scolari. Dico quasi, perché c’è sempre qualcuno che si eclissa. Difatti: C……., Z………, P…………, A……….. spesseggiano nelle assenze, sebbene io li mandi a chiamare ogni giorno. Parrebbe che essi stabilissero un turno per impedire che risultasse completo il numero dei presenti.

   10 dicembre 1928. Mi perviene dal N. Direttore una circolare riguardante la bibliotechina per Balilla e Avanguardisti. Mi adopererò per l’istituzione di essa.

   14 dicembre 1928. Nell’intervallo tra il primo e il secondo periodo mi sono recato a Piano Grande. Ho avuto modo di parlare brevemente con genitori di miei scolari, esortandoli a vigilare i propri figliuoli che studiano poco o niente.

   19 dicembre 1928. Previa autorizzazione del N. Direttore, oggi non ho fatto scuola perché occupato in famiglia. Farò lezione domani, giovedì.

   20 dicembre 1928. Oggi, giovedì, faccio scuola per rimettere la vacanza di ieri.

   21 dicembre 1928. Gli alunni mi esprimono il desiderio di voler scrivere la lettera di auguri da indirizzare ai genitori in occasione del Natale.

Faccio rilevare che è poco dignitoso per scolari di 4a e di 5a presentare una lettera dettata dal maestro. Apro, quindi, una conversazione sulla formazione di detta lettera, e poi invito gli scolari di scriverla per conto loro, riservandomi di correggerla a tutti in classe.

   22 dicembre 1928. Si sente l’odore delle feste di Natale, e perciò dopo la correzione della lettera di auguri, faccio cantare la pastorale, cosa che vien fatta con piena soddisfazione degli scolari.

   23, 24, 25, 26 dicembre 1928. Feste di Natale.

   31 dicembre 1928. Parlo dell’anno che è per finire e dell’anno che si presenta. Uno sguardo al passato per pentirsi dei falli commessi, e l’occhio fisso all’avvenire per formulare nuovi propositi.

Auguro, poi agli alunni "buona fine e buon principio", e che nei rapporti della scuola ci sia ad "anno nuovo vita nuova".

   2 gennaio 1929. All’ultima mezz’ora del 1°pericolo noi insegnanti abbiamo ritenuto conveniente di sospendere le lezioni e di accompagnare gli alunni nella chiesa parrocchiale, perché vi assistessero ai funerali del defunto Presidente del Patronato scol.co, che pure consacrò le sue migliori energie per l’incremento dell’unica istituzione sussidiaria della scuola esistente in Torricella.

   5 gennaio 1929. Domani festa dell’Epifania. Ne piglio occasione per parlare della "Befana fascista" che, oramai, si celebra ovunque per suscitare un sorriso nei bambini bisognosi e, soprattutto, per recar loro un aiuto materiale. Finisco la lezione coll’esprimere un desiderio, quello cioè che anche i miei scolari portino, quando possono, un sollievo a compagni poveri.

   7 gennaio 1929. Domani, natalizio di S.M. la Regina. Parlo dell’Augusta Donna e, ricordando l’opera da lei volta durante la guerra, faccio rilevare che Ella, in quel periodo, si mostrò degna consorte del Re soldato, e seppe dare nobilissimo esempio di patriottismo e di pietà a tutte le donne italiane.

   9 gennaio 1929. Anniversario della morte di Re Vittorio Emanuele II. Ne faccio la commemorazione, illustrando, soprattutto, le parole che Egli pronunziò: "Manterrò fedelmente quanto mio padre ha giurato… La mia famiglia conosce la via dell’esilio, non quella del disonore".

   14 gennaio 1929. Mi perviene una lunga circolare del R. Direttore didattico. Sono varie le istruzioni contenute in essa. Mi adopererò per portare a compimento ciò che si richiede per mezzo di detta circolare.

   19 gennaio 1929. In questa settimana si è avuto sempre scarso numero di scolari per il cattivo tempo.

   22 gennaio 1929. Oggi a Teramo viene commemorato il maresciallo d’Italia Luigi Cadorna. Ne do informazione agli alunni, e parlo dell’Uomo che, per parecchio tempo, fu guida dell’esercito italiano nella guerra contro l’Austria-Ungheria.

   25 gennaio 1929. E’ giorno di vacanza, perché ricorre la festa del Protettore di Torricella.

   28 gennaio 1929. Ieri ebbi occasione, a Teramo, di conoscere il nuovo Ispettore della nostra Circoscrizione. Fui presentato a lui dal R. Direttore.

   1° febbraio 1929. Nel 2° periodo ho avuto pochi scolari a causa della neve che da stamane cade ancora.

   2 febbraio 1929. Sono stanco, ormai, di parlare sempre del cattivo tempo, che impedisce agli scolari di uscire dalle proprie case. Oggi a scuola non è venuto nessuno, e la neve viene giù in abbondanza.

   9 febbraio 1929. In questa settimana la scuola è stata aperta, ma il numero degli alunni presenti è stato sempre scarsissimo

   10, 11, 12 febbraio 1929. Vacanze di Carnevale.

   13 febbraio 1929. Le Ceneri.

   14 febbraio 1929. Neve abbondantissima. Scuola deserta.

   19 febbraio 1929. Primo giorno in cui non nevica. Si prova ad aprire la scuola. Nel primo periodo è venuto un alunno; nel 2° periodo ne sono venuti tre.

   20 febbraio 1929. Per la impraticabilità delle strade il R. Direttore dà ordine della chiusura della scuola fino al 24 corrente. In questo periodo di tempo si procederà alla disinfezione delle aule.

   25 febbraio 1929. Si riapre la scuola ma vi sono presenti solamente gli alunni che abitano nel capoluogo.

   1° marzo 1929. Il nuovo mese comincia come cominciò febbraio. Neve su neve, e la scuola non è possibile vederla funzionare.

   4 marzo 1929. Si ritorna a scuola. Il cielo è sempre coperto, ma a ieri, grazie a Dio, non nevica. Mi auguro di rivedere tutti gli alunni. S’iscrive alla mia 4° una nuova scolara: N….. P…. Proviene dalle scuole di Teramo. La famiglia l’ha trasferita qui per motivi di salute, sperando che il cambiamento d’aria sia giovevole. Io glielo auguro di tutto cuore. Nella villa di Antanemuccio si è manifestata la scarlattina. Il medico sanitario dà ordine ai ragazzi di detta località di tenersi lontani dalla scuola fino a nuovo ordine.

   6 marzo 1929. Ieri c’è stata altra nevicata, e oggi sono pochi alunni a scuola.

   8 marzo 1929. Primo giorno in cui splende il sole, dopo un mese e più! Invito gli scolari a salutare l’astro benigno, e ad esprimere l’augurio perché esso, per parecchi giorni di continuo, ci conforti con il suo tepore.

   9 marzo 1929. Mi sento rincorato nel vedere in classe quasi tutti i miei scolari; ne approfitto per parlare della conciliazione avvenuta tra lo Stato italiano e la Chiesa. Di essa conciliazione non ho fatto nessun cenno prima, perché volevo nella scuola il maggior numero degli alunni.

   11 marzo 1929. Il bel tempo continua; le strade in gran parte sono asciutte; e noi insegnanti con l’intesa del R. Direttore, conduciamo gli scolari in campagna, ove vengono esercitati a marciare in file ternarie.

 

   Il diario si chiude bruscamente, anzi, si interrompe, perché le pagine successive risultano mancanti e non si sa dove siano finite. Non sappiamo perciò di che cosa d’altro abbia parlato il maestro Rotelli ai suoi alunni. Non conosciamo i fatti successivi avvenuti in quella pluriclasse di montagna di una scuola da libro "Cuore" teramana.

   Sappiamo soltanto, perché le pagine successive non si sono conservate, che l’amore per i propri alunni e la passione per il sapere ad essi trasmessi, l’affetto profondo per quei ragazzi costretti a vivere in una situazione assai difficile, non inducevano il maestro ad attenuare il proprio rigore nel momento dei giudizi finali e ad annotare la dicitura "non promosso" accanto al nome degli alunni che a suo giudizio non avevano raggiunto un soddisfacente grado di istruzione e di apprendimento.

   La scuola da libro "Cuore" non diventava la scuola dell’indulgenza e della pietà. Su 41 alunni iscritti (35 di 4 a e 6 di 5 a) i frequentanti erano 35, dei quali ne risultarono non promossi 3 e rimandati alla seconda sessione 9. Risultarono promossi tutti e 6 gli alunni di 5a che sostennero gli esami finali.

     

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