LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

E passò il Giro d'Italia

 

   - Era stato preparato tutto per bene. Il comitato per raccogliere i fondi necessari per dare una degna ospitalità alla seconda edizione del Giro ciclistico d’Italia era presieduto dal Cav. Mancini, fu organizzata una grande serata al Teatro Comunale, con una recita degli studenti delle scuole e uno spettacolo cinematografico riproducente la prima edizione del Giro, oltre che un concetto musicale. Tutto bene, insomma, per far fare una bella figura a Teramo. Poi arriva la terza tappa, la Bologna-Teramo, ed ecco il disastro !

   Eugenio Squartini, titolare dell’Albergo del Pellegrino, cambiò colore e strabuzzò gli occhi, cominciando ad inveire contro il malcapitato ed impudente Cronista.

   - Anche Voi vi ci mettete adesso ! Anche Voi ! Come se non bastassero i giornalisti di fuori ! Anche i giornalisti teramani adesso devono infangare me e la nostra città !

   -Non è colpa mia – replicò il Cronista – se, dopo tante rosee aspettative, ci resterà indelebile il ricordo di tante accuse contro Teramo.

   - Pettegolezzi ! Semplici pettegolezzi! Malignità che vi vengono date in cambio di tanto cordiale ospitalità.

   Partiti in 118 da Milano, i corridori ciclisti dopo la seconda tappa erano rimasti in 65, e a Teramo erano arrivati in 49: 1° Galletti, premiato con 300 lire e medaglia d’oro del Municipio; 2° Ganna, premiato con 200 lire e medaglia d’argento del Municipio; 3° Pavesi; 4° Petit Breton. Che le cose fossero destinate a finire male, lo si era capito fin dalla mattina di quel 22 maggio 1910, quando il cielo aveva preso a minacciare pioggia e poi se ne era avuta la conferma pochi minuti prima dell’arrivo dei corridoi sul viale immediatamente dopo il ponte Vittorio Emanuele si era scatenato un fortissimo temporale, che aveva fatto dileguare i musicanti della banda di Forcella chiamati a ravvivare l’attesa, ma non i tanti spettatori accorsi, fra cui moltissime signore.   

 

 

Il Giro d'Italia del 1910

  - Sì. E la pioggia continuò impetuosa anche tutto il giorno successivo, tanto che le bande di Pianella, di Spoltore e di Campli, dovettero suonare sotto i portici – continuò Squartini. – Ma il vero temporale è stato quello che si è abbattuto dopo, sul mio albergo.

Era avvenuto che i corridori ciclisti Ganna, Galetti, Pavesi, Buschera, Sala e Danesi, che avevano trascorso la giornata del 23 maggio, destinata al riposo (un giorno si correva e quello successivo si riposava), ospiti presso l’Albergo di Squartini, quando si erano presentati la mattina del 24, alle ore 4,47, per la partenza della quarta tappa, accusavano fortissimi dolori di ventre, vomito e diarrea. Così aveva preso a diffondersi una voce impressionante: si diceva che i sei componenti dell’equipe dell’Atala erano stati nientemeno che avvelenati.

   - Così i giornalisti al seguito della corsa hanno comunicato ai loro giornali racconti fantastici con ingiusti e deplorevoli apprezzamenti verso Teramo. Lo scandalo è divampato e se ne è fatto un gran discorrere. Ma come mai – chiese il Cronista – ad un certo punto dall’ipotesi dell’avvelenamento, si è passati a quella della ingestione di cibi guasti e se ne è data la colpa a ciò che i ciclisti che accusavano i dolori al ventre avevano mangiato nel vostro Albergo?

   - Per semplice malevolenza – rispose Eugenio Squartini – Prima mi si è fatto passare per complice di una congiura tipo Borgia messa su da qualche concorrente del ciclista Ganna, favorito per la vittoria finale del Giro. Poi mi si è fatto passare per un albergatore che dà da mangiare cibi guasti ai propri ospiti.

   - E invece?

   - Invece a Teramo nessuno ha avvelenato nessuno. Se qualcuno ha avuto i dolori viscerali, ringrazi il Padreterno di essere scampato alla morte, dopo quel po’ po’ di roba che si era messo nello stomaco. Volete sapere? Volete sapere che cosa hanno mangiato i soli sei corridori dell’Atala?

   - Che cosa?

   - La sera del 22, il giorno dell’arrivo, 11 brodi con 12 uova, 6 litri di latte, 3 porzioni di carne con 3 panini, 6 minestre di riso con 3 litri di latte. E, come se non bastasse, lauto pranzo per 18 persone, di numerose pietanze, con Chianti e champagne. Tralascio il resto, perché credo che basti. La nota spese per la sola sera del 22 ammontò alla bellezza di 335 lire.

   - Questo solo per i sei corridori dell’Atala?

   - Sì, quelli che poi andarono a prendere un bagno all’Albergo del giardino, con ritorno in carrozza, avvolti nel semplice lenzuolo. Padroni quei signori di ammazzarsi, se non con la bicicletta, con la crapula e altre smodatezze. Ma ci lascino stare in pace e non ci immischino nei loro pasticci. Io ho fatto ricorso all’autorità giudiziaria per tutelare il mio buon nome di albergatore.

   - Ma Ganna ha detto di aver notato uno strano sapore nella minestra e di aver visto delle strane pallottoline rosse, tanto da immaginare che ci fosse stato un avvelenamento fatto per mettere fuori gara i più forti.

   - Lo "strano" sapore non era altro che zafferano.

   - Come spiegate che, se non di tratta di avvelenamento da cibi guasti, la colpa sia ricaduta su di voi?

   - Nessuno ha mangiato cibi guasti. I magnati del giornalismo, "in primis" quelli della "Gazzetta dello Sport", hanno abboccato all’amo e hanno ripagato la nostra ospitalità gonfiando una notizia falsa fino a farla scoppiare..

   - Ma cibi indigesti, mal conditi, introdotti in uno stomaco affaticato alla durissima tappa, devono aver provocato quei disturbi, che sono stati maggiori in coloro che più degli altri hanno usato condimenti.

   Eugenio Squartini strabuzzò di nuovo gli occhi e sembrò sul punto di avere una sincope. Poi prese a gridare:

   - E’ vero che quelli che hanno mangiato di più sono stati colti da dolori maggiori e coloro che hanno mangiato di meno al momento della partenza, fuori Porta San Giorgio, erano già in ottime condizioni di salute. Ma questo non è dipeso da "quello" che hanno mangiato, ma da "quanto" hanno mangiato !

   - Dunque – ipotizzò il Cronista – Teramo è rimasta vittima di una calunnia?

   - Certamente. Teramo e il sottoscritto. L’inchiesta in corso non potrà che confermare che il preteso attossicamento si riduce alla più volgare delle indigestioni.

* L’intervista è immaginaria, ma riproduce con esattezza il contenuto di alcuni resoconti giornalistici e di alcuni documenti dell’epoca

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