LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

Il sogno rinasce

 

Svanito nel 1846 il sogno dei teramani di costruire un nuovo teatro, dopo il Decreto del Re Ferdinando II che aveva ordinato di sospenderne la costruzione, ci si dovette accontentare del Teatro Corradi, mentre lo scheletro della nuova costruzione, dopo la sospensione dei lavori, si deteriorava sempre di più. Nel 1856 il legname che era stato acquistato per la copertura del tetto si era deprezzato di 156 ducati e, poiché offriva una somma ritenuta troppo bassa, esso non fu venduto all’impresario Conti che lo aveva richiesto.

     Ma qualcuno riprese a coltivare il sogno. Il Sindaco Giustino De Albentiis incaricò nel 1857 Giovanni Ciotti e Vincenzo Irelli di individuare il sito più idoneo per costruire un nuovo teatro. L’Intendente gli fece notare che prima di pensare a costruire un nuovo teatro era opportuno stabilire cosa fare dell’edificio che non era stato ultimato e che, esposto alle intemperie e all’infiltrazione della pioggia, cominciava a minacciare uno "spiombamento".

     Il Sindaco rispose che si pensava di provvedere ad una copertura a tegole del fabbricato incominciato e di destinarlo a Liceo, considerato che il Consiglio Provinciale ne aveva chiesto l’istituzione.

     Iniziò così un’appassionata discussione, destinata a durare per anni: dove costruire il nuovo Teatro? Qual era il sito migliore? Ognuno diceva la sua. Ciotti e Irelli avevano proposto tre siti, di cui due alla sinistra della strada che dalla Cattedrale portava allo Spi-rito Santo, cioè nella stessa strada, ma sulla destra, dove si trovava il Teatro Corradi. Giovanni Forti propose il Largo San Bartolomeo, alla Cittadella, dove però si sarebbero dovute espropriare e demolire alcune case di privati per avere un’area più grande. Il 29 agosto del 1857 fu proprio quest’ultima proposta ad essere approvata dal Decurionato, con una maggioranza di 12 voti. Il più fiero avversario di questa proposta fu l’architetto Nicola Ruggieri.

 

Casa Corradi

    Proviamo a sentire le loro opinioni con la tecnica delle "Interviste impossibili":

   

 Intervista (immaginaria) a Nicola Ruggieri

 

     - Architetto, perché avete definito ineseguibile la proposta di Giovanni Forti?

     - Perché i proprietari delle case da demolire si opporranno, la spesa dell’esproprio sarà maggiore di 12.000 ducati, "esorbi-tantissima" , e perciò non si arriverà mai a costruire il Teatro lì. Le idee grandiose si devono eliminare, altrimenti non avremo mai il nuovo teatro o lo vedremo completato tra cinquanta anni.

     - Voi proponete un sito alternativo?

     - Sì. Io penso all'area che si trova in fondo alla Strada del Fosso.

     - Non è l’area proposta da Ciotti e Irelli?

     - Proprio quella. Per questo io ritengo che sia conveniente. Perché è già sotto esproprio e si può acquistare con modica spesa. Inoltre ci sarebbe un grande vantaggio.

     - Quale?

    - Il nuovo teatro si troverà alla confluenza di quattro grandi strade. Inoltre si deve considerare che, quando si devono costruire nuove opere pubbliche, bisogna approfittare dell’occasione per abbellire i posti brutti e angusti, abbattere le vecchie casupole, ed avere così aree più vaste.

     - Quindi Voi insistete nella vostra proposta.

     - Certo. Nel posto da me indicato si può avere tutto quello che deve avere un nuovo teatro: la massima centralità possibile, un

largo molto ampio sul davanti, contorni spaziosi. Costruire il teatro in un’area non centralissima, ma in un’area eccentrica, come la Cittadella, è sbagliato.

 

     Intervista (immaginaria) a Giovanni Forti

 

     - La Cittadella eccentrica? Ma che dice l’Arch. Ruggieri? E’ centrale, esposta e frequentata.

     - Sostiene anche che è troppo costoso costruire il teatro lì.

     - E’ molto più costoso costruirlo in una delle due piazze. Il teatro si farà alla fine del largo della Cittadella e, mediante un’ampia strada d’accesso, si potrà vedere il teatro dalla Piazza.

     - Ma l’area non è troppo angusta se non si provvede ad altri espropri?

     - E’ lunga 190 palmi e larga 80, contro i 160 di lunghezza e gli 85 di larghezza dell’area dove si cominciò a costruire il precedente teatro, che non si è potuto finire. Forse la lunghezza è di poco insufficiente, ma si può rimediare con l’utilizzazione di parte dell’orto del fu Camillo De Martiniis. Già di proprietà dell’Amministrazione Comunale.

     - E l’accesso? Risulterà agevole?

     - Basterà un semplice lavoro di sterro della piazza antistante. L’accesso sarà assai agevole e il teatro sarà al tempo stesso isolato e cinto di strade, potendosene aprire un’altra sul lato orientale, così non ci sarà pericolo in caso di incendio.

 

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     I cittadini le cui proprietà si sarebbero dovute espropriare scrissero al Sindaco che mai avrebbero acconsentito a far demolire le loro case. Molti altri cittadini inondarono il Comune di personali progetti e proposte di siti alternativi.

     Il colpo di scena arrivò il 23 ottobre 1857 quando l’Intendente bocciò la delibera decurionale che aveva approvato il progetto Forti. Quattro i motivi addotti per la bocciatura: 1. Non si erano considerati tutti i siti possibili; 2. Non s’era calcolato quanto costa-va il progetto Forti; 3. Non si era indicato con quali fondi si sarebbe costruito il teatro; 4. Mancava la disponibilità dei proprietari della case da espropriare a farle demolire.

    Si tentò di trovare una soluzione, in vari incontri tra l’Intendente e il Decurionato cittadino. Ma non si concluse nulla. Nel febbraio 1858 il Decurionato si trovò a discutere su un ennesimo progetto, redatto dall’Architetto Luigi Catalani. Ma anche questa discussione non portò a nessuna decisione concreta e l’area su cui costruire il nuovo teatro non fu scelta. Nel giugno del 1858 il Sindaco Emidio Cerulli ebbe il coraggio di dire quale fosse il vero motivo dell’indecisione.

 

     Intervista (immaginaria) al Sindaco Emidio Cerulli

 

     - La discussione sul sito dove costruire il teatro è secondaria. Il problema più grave, quasi insolubile, è un altro.

     - Quale?

     - Non si hanno i fondi per costruirlo.

     - Occorre allora rinunciare al teatro?

     - Pensare di costruire il nuovo teatro con le sole risorse del Comune è illusorio. Occorre anche il concorso dei cittadini, anzi della classe agiata, al cui comodo, sollievo, o se si preferisce istruzione, è destinato il teatro.

     - La classe agiata ha un dovere maggiore di concorrere alle spese?

     - Certamente, dato che proprio la classe agiata potrà spendere di più per andare a teatro. E’ giusto perciò che essa contribuisca con le proprie risorse a costruirlo. I cittadini agiati devono sapere che c’è bisogno non di sterili voti, ma di sacrifici positivi, altrimenti è inutile pensare al teatro e lamentarne la mancanza.

     - Si pensa, perciò, di fare un appello particolare ai cittadini agiati?

     - Ho pensato di invitare a raccogliere eventuali adesioni Vincenzo Palma, Giovanni Ciotti e Domenico Savini.

 

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     Domenico Savini declinò l’incarico del Sindaco Cerulli. Vincenzo Palma e Giovanni Ciotti nemmeno gli risposero. In mancanza di fondi, si riprese a discutere del sito. Spuntò nel marzo del 1859 un altro progetto, del sulmonese Enrico Iacobucci. Incaricati di esaminarlo, gli Architetti Nicola Mezzucelli, Enrico Badia, Giovanni Forti e Giuseppe Lupi fecero sapere che il progetto era valido, ma troppo costoso. Esso comportava una somma enorme, dai 40 ai 50 mila ducati.

     Nel novembre del 1859 l’Intendente fu convinto a scrivere al Ministero dell’Interno e chiedere la revoca del decreto regio che nel 1845 aveva ordinato la sospensione dei lavori di costruzione del nuovo teatro, costruzione che era rimasta interrotta e alla quale non s’era potuto trovare una diversa destinazione. L’Intendente avanzò la richiesta altre due volte, l’ultima il 24 aprile 1860. Il Ministero non rispose mai. Due settimane dopo partirono da Quarto i "Mille" di Garibaldi e il 21 ottobre Teramo entrò a far parte, con il plebiscito, del nuovo Regno d’Italia.

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