LA CITTA' DEI RICORDI

di Elso Simone Serpentini

"Vorrei una casa... chiusa"

 

Il Direttore dell’Ufficio Sanitario di Teramo, Filippo Guarini, aprì la lettera, una delle tante, e la lesse con il consueto scrupolo. Chi scriveva era Francesca Comi, una vecchia conoscenza. La donna aveva appena 31 anni, ma il Direttore la conosceva da moltissimo tempo. Che cosa voleva ora la Comi? La donna scriveva che, essendo morta, come era noto, Filomena De Ascentiis, la conduttrice della casa di tolleranza di fuori Porta Vezzola, il postribolo era rimasto senza conduttrice. Questo il Direttore lo sapeva. Ma La Comi che c’entrava? Vuoi vedere che…

    Sì, il Direttore aveva intuito esattamente e il resto della lettera glielo confermò. Francesca Comi aspirava a subentrare alla De Ascentiis. Ci aveva visto bene quella furbona di Francesca e aveva scelto proprio il momento buono per scrivere. Entro Pasqua occorreva assolutamente trovare una soluzione per quel postribolo e si doveva dare l’incarico ad un’altra tenutaria.    Ma si poteva riaffidarne la conduzione proprio alla Comi, alla quale qualche tempo prima era stato tolto l’incarico di condurre quello stesso postribolo, prima che poi esso fosse affidato alla defunta Filomena De Ascentiis? La stessa Comi nella lettera non faceva mistero di questo suo precedente e, anzi, ricordava questo episodio come un torto che le era stato fatto e al quale il Direttore ora doveva offrire una riparazione.

 

 

 

    La Comi diceva nella lettera che l’incarico le era stato tolto senza motivo, che anzi ella aveva assolto il suo compito di tenutaria rispettando le regole, mantenendo l’ordine e la disciplina, senza che nessuno avesse potuto dire niente sul suo conto e senza che nessuno si fosse lamentato.  La Comi scriveva di aspirare a "riabbracciare quella carica" e pertanto "implorava" il permesso di "entrare nella qualità di conduttrice di quella casa di tolleranza". Il Direttore Guarini sapeva che il suo parere sarebbe stato determinante perché l’Autorità di P. S. concedesse a Francesca Comi l’autorizzazione a riprendere la conduzione di quel postribolo, proprio quello che, fra i tanti che c’erano allora a Teramo, negli ultimi anni aveva dato più problemi. Egli sapeva però anche che una soluzione era necessaria, che essa doveva assolutamente essere trovata almeno entro Pasqua.

Erano troppe le proteste che arrivavano a lui e all’Ispettore di P. S. per la vacanza della conduzione. Inoltre egli sapeva che, oltre alla Comi, altre prostitute di Teramo ambivano a quell’incarico e il gran numero di aspiranti poteva innescare qualche rovinosa lite. Come ce n’erano già state in quel postribolo. Solo l’anno prima, in giugno, quando la conduttrice era Teresa Rotelli, nella casa c’era stata una furibonda lite tra due prostitute, che erano venute alle mani. L’Autorità di Pubblica Sicurezza aveva disposto la chiusura e aveva arrestato la stessa Rotelli, la quale era stata anche, dopo 7 anni, destituita dall’incarico, che era stato affidato a Filomena De Ascentiis. 

    Anche in quella occasione il Direttore Guarini aveva dovuto leggere una lettera di supplica, di Teresa Rotelli, che aveva usato le stesse parole che usava ora Francesca Comi. Anche la Rotelli aveva scritto di non aver mai dato modo in precedenza di far parlare male sul suo conto, di aver sempre rispettato le regole e mantenuto la disciplina. E aveva chiesto, non di rientrare nella casa che ormai era stata affidata alla De Ascentiis, ma il permesso di aprire un nuovo postribolo, perché, aveva scritto, altrimenti le sarebbe stato tolto il pane, e, togliendole il pane, le si sarebbe tolta la possibilità di educare il povero figlio. Quella volta il Direttore Guarini aveva annotato sulla supplica, come parere da trasmettere all’Autorità di P.S., un secco "No. No. No.", accompagnato da questa spiegazione: "E’ tempo ormai che cessino gli abusi che si esercitano nei postriboli. Il Regolamento deve essere applicato in tutta la sua estensione del termine e le tenutarie si persuadano che il Regolamento c’è."

    Il suo parere era stato determinante e la supplica non era stata accettata. E adesso che fare? Che cosa dire della supplica della Comi? Anche lei l’anno prima, in luglio, aveva combinato un bel guaio. Era allora conduttrice del postribolo di Fonte della Noce e si era rifiutata di passare la rituale visita medica periodica. Così lei aveva perduto l’incarico ed era stata anche arrestata. Era stato allora il marito Gennaro a rivolgere una supplica perché la moglie fosse perdonata e tornasse in libertà.

    Il figlio undicenne, aveva scritto Gennaro Comi, era privo di ogni soccorso e si prostrava ai piedi del Direttore, versando lacrime di acuto dolore. Allora la Comi era stata liberata, ma obbligata a lasciare Teramo e tornare a Chieti, suo paese di origine. Ma lei aveva chiesto di poter restare a Teramo, sia pure come semplice prostituta, con libretto di prima classe e obbligo di visita settimanale. Aveva aggiunto che, essendo proprietaria di diverse mobilie e di alcuni crediti da riscuotere, se avesse potuto mettere insieme una certa somma avrebbe cessato di essere prostituta e avrebbe aperto a Teramo un negozio di commestibili o d’altro.

    La sua richiesta era stata accolta, ed ora, dopo meno di un anno, dimenticando di essere potuta restare a Teramo solo grazie a quell’impegno, Francesca Comi chiedeva che le si riaffidasse un incarico di conduttrice di postribolo. E proprio di quello di fuori Porta Vezzola, il più ambito e il più impegnativo. Che fare? Ma il Direttore Guarini aveva il cuore tenero e, forse, una particolare simpatia per Francesca Comi. E poi poteva farle trascorrere una cattiva Pasqua in quell’anno 1882? Allora prese la sua penna e trascurò, per una volta, quei suoi temuti "No. No. No." Egli scrisse, in bella grafia: "Trovando che la esponente è atta a poter condurre il postribolo, chiede all’Ispettore di P.S. la debita autorizzazione. F.to. F. Guarini".

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