SOCRATE –
Aristofane… Aristofanuccio bello… Aristofanuccio…
ARISTOFANE –….
SOCRATE – Aristofanuccio…. Fermati…. Aspetta... ti devo parlare...
ARISTOFANE – Socrate, ma perché mi perseguiti?
SOCRATE – Mi hai tanto perseguitato tu, con le tue commedie, perché
ti lamenti?
ARISTOFANE – Perché sei troppo assillante e insistente. Sei uno
scocciatore.
SOCRATE – Che male c’è se voglio sapere quello che ti è successo ad
Interamnia? Perché non me lo vuoi dire? Veramente è stato tanto terribile?
ARISTOFANE – Non è stato terribile, è stato tragico. E’ per questo
che ti ho detto che, se continuassi a scrivere ora, dovrei scrivere tragedie
e non commedie.
SOCRATE – E ti troveresti così a competere
con Eschilo. Sconfitta certa.
ARISTOFANE – Dai tu a sfottere...
SOCRATE – Mi hai tanto sfottuto tu. Dai, raccontami qualcosa.
ARISTOFANE – Un giorno mi fu consigliato, per un capogiro che ebbi a
vedere tanta gente seduta ai tavolini del bar a non far niente, di fare
l’analisi del sangue.
SOCRATE – Ebbene?
ARISTOFANE – Ebbene decisi di recarmi in un laboratorio privato. Sai
che non mi fido molto delle strutture pubbliche. Tu ne sai qualcosa, visto
che il Tribunale ti condannò a morte.
SOCRATE - Non è che se il Tribunale fosse stato gestito dai privati
mi avrebbe assolto. Quello succede solo se l’accusato è in grado di scendere
in politica e mettersi lui a fare le leggi e perfino a riformare la
giustizia.
ARISTOFANE – Insomma, io mi rivolsi ad una struttura privata. Era mio
diritto, la legge garantiva la mia libertà di scegliere in materia di sanità
pubblico o privato. Ma al laboratorio privato mi dissero che non potevano
farmi il prelievo del sangue.
SOCRATE – E perché?
ARISTOFANE – Perché per gli esenti, e io ero esente per il mio basso
reddito e per la mia età e per la mia cronica moltitudine di malattie, era
stato già superato il tetto di 170.000 euro. Perciò avrei dovuto pagare di
tasca mia o niente analisi del sangue. E nemmeno delle urine.
SOCRATE – E quindi?
ARISTOFANE - E quindi sarei dovuto andare nel laboratorio pubblico,
quello della Asl, dove io non volevo andare, perché non mi fidavo. Alcuni
amici mi avevamo detto di aver visto diverse provette di sangue e
contenitori di urine sparsi qua e là per il corridoio e non mi fidavo.
Poteva anche accadere che qualche analisti mi annunciasse una mia del tutto
inspiegabile gravidanza. E in più per ogni ricetta avrei dovuto pagare dieci
euro.
SOCRATE – Quindi che facesti?
ARISTOFANE – Mi recai in un altro laboratorio
privato. Lì mi dissero che mi avrebbero fatto le analisi, ma solo se fossi
tornato il mattino dopo, assai presto, per rientrare tra i primi quindici
convenuti. Il tetto assegnato dalla regione stava per essere superato e il
laboratorio, per non superarlo, faceva le analisi solo ai primi quindici, e
dal sedicesimo in poi tutti dovevano pagare di tasca propria.
SOCRATE - Beh, potevi provare ad alzarti presto, anche se è
proverbiale la tua costumanza ad alzarti sempre molto tardi dal letto,
dormiglione come sei.
ARISTOFANE - Ci ho provato, ma sono sempre arrivato troppo tardi
perché qualcuno si svegliava sempre prima di me. Una volta sono arrivato
18°, un’altra volta 23° e un’altra 28°. Sempre fuori dalla zona alta della
classifica.
SOCRATE – Sei rimasto sempre fregato, insomma nell’ordine di arrivo.
ARISTOFANE – Sì. Allora andai in un altro laboratorio privato, ma lì
per far fronte al tetto di spesa, senza sforarlo, avevano fatto ricorso ad
un altro stratagemma.
SOCRATE – Quale?
ARISTOFANE – Facevano le analisi agli esenti
solo nei primi quindici giorni del mese e...
SOCRATE – E ormai si era nella seconda quindicina, no?
ARISTOFANE – Socrate, ho sempre riconosciuto che sei molto
perspicace.
SOCRATE – Grazie, grazie. E’ raro per me avere da te riconoscimenti
positivi.
ARISTOFANE – E questo non è tutto. Dopo aver rinunciato a fare le
analisi del sangue e dell’urina, venni a sapere che anche per fare altri
tipi di esami diagnostici, che pure mi erano stati consigliati, c’erano
delle liste d’attesa lunghissime. Per alcuni avrei dovuto attendere anche
più di un anno. Così rinunciai.
SOCRATE – Ma perché tutte queste restrizioni? Che cosa è successo?
ARISTOFANE – Mi spiegarono che il deficit nel settore della sanità
regionale era profondo quante le caverne dello Stige e che bisognava
risanare il bilancio con tagli più severi di quelli che Ercole impose alla
terribile Idra.
SOCRATE – E come si era prodotto questo deficit?
ARISTOFANE – Mi spiegarono che i politici si erano mangiati tutto,
divorando ogni cosa con una voracità nemmeno lontanamente paragonabile a
quella del ciclope Polifemo quando divorava i compagni di Ulisse vivi vivi.
SOCRATE – Terribile situazione. Per questo hai deciso di tornare ad
Atene?
ARISTOFANE – Socrate, mi sono trovato dentro una barella che non
riusciva ad entrare in un ascensore costruito appositamente per le barelle
ma era troppo stretto e le barelle non ci entravano.
SOCRATE – Lo dicevo . Sei partito
conservatore e reazionario e sei tornato rivoluzionario.
ARISTOFANE – Rivoluzionario qui ad Atene, perché ad
Interamnia non si può essere nemmeno rivoluzionari. La gente è troppo
addormentata e non si risveglia nemmeno con le trombe e i tamburi della
rivoluzione.
SOCRATE – Avresti sempre potuto continuare il tuo mestiere, scrivere
delle commedie prendendo in giro usi e costumi.
ARISTOFANE – Socrate, a parte che quella realtà, sia nella sua
comicità che nella sua tragicità era superiore ad ogni fantasia possibile,
in quella terra hanno già avuto un insuperabile personaggio che ha irriso
quegli usi e quei costumi.
SOCRATE – E come si chiama questo illustre personaggio?
ARISTOFANE – Ennio Flaiano.
SOCRATE – Non ne ho mai sentito parlare.
ARISTOFANE - Neanche io ne avevo mai sentito
parlare. Ma quello che ho letto di lui e le cose che ha scritto e detto mi
hanno fatto capire che non avrei potuto aggiungere nulla di nuovo e di più
geniale. Perciò me ne sono tornato qui.
SOCRATE - E adesso che hai intenzione di fare? Continuare ad
aggirarti per le vie di Atene solo di notte, a nasconderti alla vista degli
uomini e degli dei come se ti fossi caricato addosso tutta la vergogna del
mondo?
ARISTOFANE - Un’idea ce l’avrei. Ho preso ad odiare tanto Atene che
mi punge una vaghezza... Quasi quasi alle prossime elezioni propongo la
candidatura di un cittadino di Interamnia. Sono certo che in pochi anni
distruggerà la città.
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