Elso Simone Serpentini
 

 

Il costo della vita

 
SOCRATE - Caro Ernesto, che piacere vederti. Ma come mai hai uno sguardo tanto mogio? Che forse ti ha di nuovo bastonato tua moglie?
ERNESTO -  E’ vero che sono stato appena bastonato, Socrate, ma questa volta non da mia moglie.
SOCRATE – E da chi, amico mio, se mi è lecito chiederlo?
ERNESTO – Socrate, tutti sanno che sei così curioso e così indiscreto che chiedi anche quello che non è lecito e pretendi pure che ti si risponda.
SOCRATE –E questa mia pretesa, questa volta, sarà esaudita?
ERNESTO – Sai bene che la nostra amicizia è tale che non posso non esaudire ogni tua pretesa.
SOCRATE -  E allora? Chi è stato a bastonarti?
ERNESTO – Il direttore della mia banca.
SOCRATE – La banca dove tu tieni depositati i tuoi risparmi?
ERNESTO – Magari in quella banca ci fossero i miei risparmi! Il fatto è, Socrate, che in quella banca non ci sono i miei risparmi, ma i miei debiti.
SOCRATE – Ho capito. Il direttore ti ha bastonato perché non sei in grado di pagarli.
ERNESTO – Sei molto perspicace, anche se tu non ti intendi di banche.
SOCRATE – A quanto ammontano i tuoi debiti?
ERNESTO – A duecentotrentamila euro. E’ quanto mi resta da pagare per il mutuo sulla casa che ho comprato dieci anni fa.
SOCRATE – Poffarbacco. Non potrai vivere abbastanza per pagare una tale somma.
ERNESTO – Credo di no. Nemmeno se i miracoli della scienza dovessero arrivare al punto di farmi campare fino a cento anni, con uno stipendio di duemila euro al mese e dovendo contemporaneamente mantenere la famiglia.
SOCRATE – E nemmeno privandoti di oggetti di prima necessità.
ERNESTO – No. Per questo sono stato costretto ad accettare le condizioni che mi ha proposto il direttore della mia banca, che in pratica sono state la mia bastonatura.
SOCRATE – In che cosa sono consistite queste condizioni? Hai dovuto ipotecare i guadagni di tuo figlio per i primi trent’anni di lavoro, come stanno facendo tutti?
ERNESTO – Socrate, magari questo fosse bastato! All’inizio il direttore mi ha fatto questa proposta, ma poi ha fatto un po’ di conti e ha calcolato che non sarebbe stato sufficiente questa ipoteca per pagare i miei debiti.
SOCRATE – Povero amico mio. Ho capito. Sei stato costretto ad ipotecare i guadagni di tutta la vita di tuo figlio.
ERNESTO – Socrate, tu sai che mio figlio prenderà quest’anno la laurea ed è difficile che troverà subito lavoro. Il direttore della banca, assai magnanimamente, ha ipotizzato che sarebbe riuscito a trovarlo entro cinque anni, ha fatto i suoi conti e ha concluso che, anche lavorando ininterrottamente tutti i mesi e tutti gli anni, cosa che sarà in effetti assai difficile, i guadagni di mio figlio non sarebbero stati sufficienti. Calcolando anche le spese che dovrà affrontare la sua famiglia se e quando riuscirà a farsene una.
SOCRATE – Ma tu sei già riuscito ad estinguere l’ipoteca che fece tuo padre sui tuoi futuri guadagni?
ERNESTO – Completamente. Ma credo che mio figlio non sarà fortunato come me e non riuscirà a pagare con i suoi guadagni l’ipoteca che ho acceso io sui suoi futuri guadagni. Riuscirà a malapena a pagare gli interessi e gli interessi sugli interessi.
SOCRATE – E quindi? Il direttore della tua banca non è riuscito a trovare una soluzione?
ERNESTO – Sì, Socrate. L’ha trovata. E la mia bastonatura consiste proprio con questo.
SOCRATE – Spiegami bene in che cosa è consistita questa soluzione.
ERNESTO – Mi ha fatto firmare un’ipoteca sui guadagni futuri di mio nipote.
SOCRATE – Ma tu non hai ancora un nipote! Tuo figlio non è ancora sposato.
ERNESTO – Socrate, sai bene che questi guadagni futuri, sia di mio figlio, che già ho, sia di mio nipote, che ancora non ho, sono solo presunti.
SOCRATE – Ma le obbligazioni ipotecarie hanno tutte valore legale.
ERNESTO – Certamente, dopo i provvedimenti presi dal governo con l’ultima finanziaria.
SOCRATE – E quanti anni del lavoro presunto del tuo presunto nipote hai ipotecato? I prima trenta anni?
ERNESTO – No, Socrate, i guadagni di tutta la vita.
SOCRATE – Povero amico mio, adesso capisco perché sei così mogio e perché dai davvero l’impressione di essere stato bastonato.
ERNESTO – Sono commosso dalla tua comprensione. Ma anche il direttore della banca è stato a modo suo comprensivo.
SOCRATE – E come ha manifestato questa sua comprensione?
ERNESTO – Mi ha spiegato che in termini prettamente economici e finanziari l’ipoteca che ho firmato non la si deve considerare propriamente come un debito.
SOCRATE – E come la si deve considerare?
ERNESTO – Come un investimento.
SOCRATE – E su quale ragionamento ha basato questa sua spiegazione?
ERNESTO – Ha detto che grazie a questa ipoteca riuscirò a conservare la proprietà della mia casa e a lasciarla in eredità a mio figlio, il quale a sua volta la lascerà in eredità a suo figlio. Quindi io, in definitiva, ho fatto un investimento a favore di mio nipote.
SOCRATE – Che ancora non hai e che non sai se avrai mai. Ma anche la banca non può essere sicura se lo avrai. Se non lo avrai, lei non avrà i suoi guadagni e non sarà ripagato il suo debito.
ERNESTO – Questo non accadrà, perché la banca mi ha fatto firmare un’assicurazione contro questo rischio. Se io non avrò un nipote, perché mio figlio non avrà un figlio, la banca sarà risarcita dall’assicurazione.
SOCRATE – Vedi, amico mio, è in occasioni come questa che io mi sento così contento che…
ERNESTO – Che…?
SOCRATE – Che io e Santippe non abbiamo né debiti con una banca né una casa.
ERNESTO – Perché, Socrate, che fine ha fatto la tua casa? L’hai perduta?
SOCRATE – Amico mio, vedo che non sei informato. Io ho proposto di essere nominato senatore a vita, ma i miei concittadini mi hanno condannato a morte..

 

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