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Il governo dei trenta ignoranti
SOR PAOLO – Socrate, alla fine ti ho
trovato. Ti ho cercato per tutta Atene… SOCRATE – La tua ricerca è terminata. SOR PAOLO – Per qualche momento ho pensato di non trovarti. Mi avevano detto che non esistevi realmente e che eri un personaggio immaginario, inventato da Platone. SOCRATE – Potrebbe anche essere. SOR PAOLO – In tal caso avremmo qualcosa in comune, io e te. Anche di me dicono che non esisto realmente e che sono un personaggio inventato dai miei concittadini. SOCRATE – Di dove sei, straniero. Della Magna? SOR PAOLO – No. Vivo ancora più a settentrione. Nel centro della penisola. In una città che si chiama Interamnia Urbs. SOCRATE – Che cosa ti ha portato ad Atene? SOR PAOLO – Un’altra cosa che abbiamo in comune. La città. La mia città un tempo la chiamavano l’Atene degli Abruzzi. SOCRATE - Non la chiamano più così? SOR PAOLO – No, perché… Ecco un’altra cosa che abbiamo in comune: la mia città adesso è costretta a subire il governo dei trenta… SOCRATE - … tiranni? Dei trenta tiranni? SOR PAOLO – No, Socrate. Non tiranni, anche se la tiranneggiano. Ma sono ignoranti. Perciò dicono che si tratta del governo dei trenta ignoranti. E questo è proprio il motivo che mi ha condotto qui ad Atene, ad incontrare te. SOCRATE – Spiegati meglio, straniero. SOR PAOLO – Poiché vorrei dare consigli ai teramani, così si chiamano i miei concittadini, sul modo in cui liberarsi dal governo dei trenta ignoranti, vorrei sapere da te come hanno fatto gli ateniesi a liberarsi dal governo dei trenta tiranni. SOCRATE – E’ un legittima aspirazione, come lo fu quella degli ateniesi. Ma come si sono installati i vostri trenta ignoranti nel dominio della città? Ad Atene avvenne dopo la sconfitta di Sparta nella guerra del Peloponneso. SOR PAOLO – Anche nella nostra Interamnia quel governo, dei trenta ignoranti, si è installato al potere dopo una sconfitta, nella guerra a difesa della cultura. SOCRATE – Il capo dei trenta tiranni di Atene era un certo Crizia, che era stato perfino tra coloro che consideravano i miei allievi. Chi è nella vostra Interamnia il capo dei trenta? SOR PAOLO – Un certo Bruzia, e non credo che sia stato allievo di qualcuno di valore come te, Socrate. SOCRATE – A liberare Atene dai trenta tiranni fu un certo Trasibulo. Avete voi qualcuno che possa eguagliare le sue gesta? SOR PAOLO – Abbiamo un certo Pomantulo, ma non so se ne sarà all’altezza. Per questo son venuto da te a chiedere consigli. SOCRATE – Però, attenti. Perché fin quando ad Atene imperarono i trenta tiranni, che pure fecero tanto male durante gli otto mesi del loro governo, io potetti starmene in pace. Quando mi diedero l’ordine di andare a prelevare a casa sua Leone di Salamina per metterlo a morte e io non lo feci e, ricevuto l’ordine mi rifiutai di obbedire e me ne andai semplicemente a casa mia, non mi fecero niente. Mentre, invece, quando i trenta caddero, fu proprio la restaurata democrazia che mi condannò a morte. SOR PAOLO – Socrate, tu vuoi dire che, una volta caduti i trenta ignoranti, per la nostra città potrebbe essere anche peggio? SOCRATE – Proprio questo voglio dire. SOR PAOLO – Spero di no. Intanto, però, già sarebbe buona cosa cacciare i nostri trenta, così come voi cacciaste i vostri. SOCRATE – Ad Atene Trasibulo si pose a capo di un migliaio di esuli nell’affrontare a battaglia Crizia e i suoi. Avete voi avete esuli in numero sufficiente per tentare l’impresa? SOR PAOLO – Esuli ne abbiamo, ma vivono in città e non arrivano a un migliaio. SOCRATE – Se vivono in città non sono davvero esuli, sono meteci, stranieri in patria e non hanno la rabbia sufficiente per tentare di cacciare i trenta, quella che hanno gli esuli desiderosi di tornare nella loro patria. E poi, se come dici, non arrivano a un migliaio… mi pare che il numero sia insufficiente. SOR PAOLO – Socrate, hai ragione, più che esuli, sono stranieri in patria e non solo non arrivano a un migliaio, ma forse non arrivano nemmeno a cento. SOCRATE – E gli altri cittadini? Non si ribellano al potere dei trenta ignoranti? SOR PAOLO – Hanno un motto che dice: non si vende la patria per tutto l’oro del mondo. Ma in realtà l’hanno venduta per soli trenta denari. SOCRATE – Allora vedo l’ardua impresa. Io sono stato oplita e so quanto è difficile in battaglia aperta affrontare chi ha più armi. SOR PAOLO – Ma le armi della cultura non dovrebbero essere più forti di quelle dell’ignoranza, e rese quasi invincibili da Atena? SOCRATE – No. Ad Atene, come a Sparta come a Tebe, così come nella vostra Intermania, accade spesso che Atena dorma e che siano la sapienza a soccombere e l’ignoranza a trionfare. Guarda un po’ che fine ho fatto io, che pure ero ritenuto tanto sapiente. Accusato, sottoposto a giudizio, condannato a morte e costretto a bere la cicuta. SOR PAOLO – Nella nostra Interamnia alcuni sono costretti a mandar giù bevande ancora più amare della cicuta. SOCRATE – Ti posso assicurare che la cicuta non è poi tanto amara quanto dicono. E’ ancor più amaro dover sopportare l’imperio di coloro che credono di sapere e non sanno. SOR PAOLO – Appunto, di coloro che non sanno di non sapere o almeno non lo riconoscono. Sono proprio loro al governo della mia città, dove io vivo attaccato al muro da tanti secoli. SOCRATE – Sei forse tu un bassorilievo? SOR PAOLO – Qualche cosa di più, ma della stessa poca importanza. Sono una statua murata a metà sulla facciata esterna di un edificio. SOCRATE – Non te la prendere. Anche io sono stato poco di più ad Atene, tutto sommato. Quando morii, pensai, e lo dissi anche al processo, che gli ateniesi non avrebbero saputo vivere senza di me. Invece hanno continuato a vivere tranquillamente senza di me. Hanno preso più piacere a liberarsi di un vecchio rompicoglioni come me che a liberarsi di Crizia e dei trenta tiranni. SOR PAOLO – Tu vuoi dire che, una volta liberatisi con piacere dai trenta ignoranti, i miei concittadini potrebbero provare perfino più piacere a liberarsi di me? SOCRATE – Potrebbe anche accadere. Ma, se sei disposto a correre rischi per la tua patria così come io ne ho corsi per la mia, consiglia ed esorta i tuoi concittadini a liberarsi di quel loro governo di ignoranti. SOR PAOLO – Grazie del consiglio, Socrate. Corro subito al Pireo per salire sulla nave che mi riporterà in patria. |