Elso Simone Serpentini
 

 

Occupazione come ad una festa

 
SOCRATE – Ma dove corri, Callicle? Il tuo passo è quello con il quale si va ad una guerra o ad una battaglia.
CALLICLE -  E invece non vado né all’una né all’altra.
SOCRATE – Vai, allora, dove qualcuno o qualcuna ti ha dato un appuntamento?
CALLICLE – Nemmeno.
SOCRATE – E allora, perché vai tanto di corsa e quasi affannato?
CALLICLE – Se vieni con me, e affretti anche tu il passo, lo vedrai e lo saprai.
SOCRATE – Lo farò senz’altro, Callicle, purché il percorso per arrivare alla meta non sia troppo lungo per la mia proverbiale pigrizia.
CALLICLE – No. Non dovremo fare altro che spostarci da questa piazza a quell’altra, quella dove stanno costruendo qualcosa che assomiglia alla tua famosa caverna.
SOCRATE -  Però, poiché tu, data l’età puoi andare sia a passo veloce che lento e io, data l’età, solo a passo lento, se vuoi che io ti accompagni, sarai tu, che lo puoi, a dover andare a passo lento e non io, che non posso, ad andare a passo veloce.
CALLICLE – Va bene, Socrate, anche se vorrei arrivare dove voglio arrivare il prima possibile.
SOCRATE – E perché mai tutta questa fretta? Devi forse andare ad una festa e temi di arrivare dopo che sia finita?
CALLICLE – Per la verità, Socrate, si tratta proprio di una festa, ma spero che non finisca tanto presto.
SOCRATE - E chi festeggia? E per che cosa?
CALLICLE – I giovani teramani, alcuni artisti, altri semplici cittadini, hanno occupato un locale commerciale che si trova dove una volta si trovava un grande teatro, che fu abbattuto per costruire un grande magazzino.
SOCRATE – Sono in questa città da più tempo di te e conosco la storia di quel crimine. Ma perché parli di questa occupazione come di una festa? E’ stato deciso di abbattere il locale per ricostruirvi un teatro?
CALLICLE – No, non è stato deciso, ma i giovani che lo hanno occupato desiderano che sia deciso.
SOCRATE – Ah, ho capito. Sognano. Ma non sanno che non è da persone di senno sognare ad occhi aperti?
CALLICLE – E parli tu, Socrate, che per anni hai sognato ad occhi aperti una città diversa da quella che era e da quella che è?
SOCRATE – Parlo proprio io, che so di aver sognato vanamente e di aver avuto più di un brutto risveglio.
CALLICLE – Beh, coloro che hanno occupato quel triste e vuoto fabbricato che vogliono far tornare ad essere un teatro hanno il diritto di fare anche loro sogni ad occhi aperti.
SOCRATE – Certo, e hanno anche loro il diritto di avere brutti risvegli. Ma la città, che dovrebbe risvegliarsi, continua a dormire e non sogna nemmeno dormendo.
CALLICLE – Questa volta è diverso. Pare che la maggioranza dei cittadini si siano risvegliati o siano sul punto di farlo.
SOCRATE – E chi è riuscito a ottenere il miracolo? E’ forse arrivato in città qualche straniero dalle doti straordinarie di risvegliatore?
CALLICLE – No, la città sta cominciando a risvegliarsi da sé e l’occupazione di quel locale, finora simbolo di un sonno secolare, ne è il segnale. Per questo voglio accorrere anche io al più presto e unirmi agli occupanti e alla loro festa.
SOCRATE – E lo farò anche io, amico mio, se il demone che è in me mi consentirà di farlo. Ma dimmi, questa festa a cui tu mi inviti è per tutti o è soltanto per taluni e non per altri?
CALLICLE – E’ per tutti, Socrate. Per chiunque voglia prendervi parte.
SOCRATE – E si suona, si balla, si canta e ci si diverte proprio come ad una festa?
CALLICLE – Proprio come ad una festa. E si parla, si discute, si legge, si scrive, ci si confronta, si ricostruisce la propria dignità e si cerca di ritrovare la propria libertà e i valori della tradizione e della cultura.
SOCRATE – E coloro che finora tenevano la città in sonno e in schiavitù, coloro che l’hanno resa incolta, quasi incivile, e ridotta ad un borgo senza anima e senza vita? Che se ne farà?
CALLICLE – Una volta ridotti all’impotenza, non saranno più da temere e si userà nei loro confronti quella clemenza che essi non hanno usato nei confronti di chi non era loro amico.
SOCRATE - Probabilmente, queste cose che ti sono state narrate ti sembra che siano una favola, come ne raccontano i vecchi, e ne provi disprezzo. E non fa nessuna meraviglia il disprezzare queste cose, se, cercando, da qualche parte ne potessimo trovare di migliori e di più vere.
CALLICLE – Sarà bello dimostrare che si può vivere in una città diversa da questa in cui abbiamo vissuto finora.
SOCRATE – Sarebbe brutto, nelle condizioni in cui è evidente che ora la città si trova, comportarsi con baldanza, convinti di valere qualcosa, ma non avere la medesima opinione sulle medesime questioni, e questo proprio sulle questioni più importanti.
CALLICLE – Socrate, a tal punto di ignoranza siamo giunti che sarà impossibile peggiorare la nostra situazione. Affretta il passo, che sento già i dolci suoni della festa!  E la città già non sembra più la stessa.
SOCRATE - Allora, prendiamo come guida il ragionamento che ci fa vedere che il modo migliore di vivere è coltivare la giustizia e ogni altra virtù. Seguiamo, dunque, questo modo di vivere, e invitiamo anche gli altri a seguirlo.
CALLICLE – Ricostruire il teatro dove era il teatro è il primo passo per riportare la cultura al centro della vita cittadina.
SOCRATE - Ma ogni lusinga, sia verso se stesso sia verso gli altri, sia verso pochi sia verso molti, deve essere evitata; e della retorica bisogna servirsi sempre in funzione della giustizia, e così di ogni altra condotta…

 

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