Elso Simone Serpentini
 

 

Oche, coefore o majorettes ?

 
MELIBEO – Socrate, sono venuto da te questa mattina per avere un tuo parere.
SOCRATE – Vengono tutti per avere un mio parere, e poi non se ne fanno nulla.
MELIBEO -  Ti assicuro che io ne farò tesoro.
SOCRATE – Un tesoro da povero. Nessuno si è arricchito con i miei pareri, nemmeno io.
MELIBEO –  So che tu non ti intendi molto di donne…
SOCRATE – Di nuovo con quella storia di Alcibiade? Non è un mistero la nostra relazione, ma non per questo deve continuare a far sparlare dopo tanti secoli.
MELIBEO – Non intendo fare gossip, ma poiché devo chiederti il tuo parere su delle donne, ho premesso che…
SOCRATE – Le premesse lasciale ai sofisti, che ne abbondano. Tu vieni al sodo.
MELIBEO – Alcuni giovani politici della mia città sono sempre circondati di donne che non appena quelli aprono bocca, qualsiasi cosa dicano  o facciano, se ne escono con lodi sperticate ed esagerate, parlando di loro come se parlassero di profeti o di santi.
SOCRATE – Ad Atene le donne non facevano queste cose, ma le facevano gli uomini e non ci trovo poi tanta differenza, se non di sesso.
MELIBEO – E questo è il punto. Vorrei sapere da te se questo comportamento non ti fa pensare a quello delle oche, che starnazzano nello stagno affollandosi attorno ai cigni o a quanti si credono cigni.
SOCRATE – Oche? Sei malizioso. E anche se tu aggiungessi “del Campidoglio”, non nobiliteresti abbastanza questa razza di animali piumati ai quali vuoi per forza paragonare le tue donzelle ammiratrici.
MELIBEO – Quindi, rimuovo l’immagine delle oche?
SOCRATE – Rimuovi. E dimmi, piuttosto, se queste tue donne non ti evocano le eschilee Coefore.
MELIBEO – Ma le Coefore non erano le portatrici di libagioni per i morti? Eschilo non le ha descritte mentre cantano delle violenze che subiscono, e dell’orrore che attanagliava Argo da quando Agamennone era stato ucciso?
SOCRATE – Per l’appunto.
MELIBEO – E allora, Socrate, non capisco. Che c’entrano le Coefore con queste donzelle adulatrici di giovani politici interamnensi di cui parlo?
SOCRATE – Non cantano anche loro delle violenze che la città subirebbe se i loro campioni non dovessero vincere le elezioni? Come le Coefore, non invitano a compiere riti, pregando che il loro campione idolatrato venga come un dio a vendicare il loro Agamennone, dando la morte ai suoi assassini?
MELIBEO – Socrate, devo confessare che questo tuo accostamento mi pare non poco forzato.
SOCRATE – Ti pare di debole costituzione il frutto di questo mio parto? Vuoi buttarlo da una rupe come facevano gli spartani con i feti deformi, che precipitavano dal monte Taigeto?
MELIBEO – Non vorrei mancarti di rispetto, anche se proprio tu a tanti giovani hai strappato i frutti dei loro parti intellettuali dicendo che erano dei feti deformi.
SOCRATE – E io non mi lamenterò, come fanno le primipare spartane quando venivano loro strappate dai ventri e dalle braccia le loro deformità.
MELIBEO – Ne sono contento, perché questa operazione la devo compiere e devo precipitare dalle mie Coste di Sant’Agostino codesta tua immagine, che accosta le donzelle teramane alle Coefore, alle quali, peraltro, non possono essere accostate anche perché appartengono non al genere tragico, ma al genere comico.
SOCRATE – Perché, più che donzelle avvenenti, queste tue ferventi adulatrici di giovani politici sono donnicciole? Di quel genere che voi applaudivate tanto, una volta, nei vostri avanspettacoli?
MELIBEO – Non di quel genere, perché alcune sono tutt’altro che avvenenti e proprio non riesco a immaginarle seduttive e sgambettanti. E poi, accostamento per accostamento, vorrei essere un poco più elegante, per non essere giudicato proprio retrivo.
SOCRATE – Allora ti propongo un’alternativa. Non oche, non Coefore ma….
MELIDEO – Ma…?
SOCRATE – Non mi sovviene il nome. Le ho viste sgambettare, ma con eleganza, negli intervalli degli incontri di uno sport che mi affascina molto, quando lo vedo nei megaschermi dell’Averno.
MELIDEO -  Quale sport? Lo stadio? Il diaulo? Il pancrazio? Il pugilato?
SOCRATE – No, il calcio americano.
MELIDEO – Il calcio americano? Socrate, la lontananza da Atene non ti ha fatto bene.
SOCRATE – L’avevo ben detto io, ai miei concittadini, al processo….
MELIDEO – Comunque ho capito. Tu parli delle majorettes.
SOCRATE – Proprio quelle. Me le sono studiate e mi sembrano proprio come quelle adulatrici di cui parli tu. Con i loro pom-pon, le loro bandiere, i nastri e i tamburelli, le loro musiche, i loro canti e i loro balli, danzanti intorno ai loro campioni per decantarne le gesta e per preconizzare la vittoria su loro avversari.
MELIDEO – Socrate, questa tua similitudine mi pare più azzeccata. Mi sembra proprio di vedere la capitana di queste majorettes, con il suo bastoncino, agitato nell’aria per dare il tempo alle altre.
SOCRATE – Allora questa similitudine te la regalo. Ma non dire in giro che è un mio regalo. Io sono reputato per un filosofo serio, non per un autore di testi comici. Dì, magari, che si tratta di un regalo di Aristofane, quel bellimbusto che sparlava sempre di me.
MELIDEO – Non voglio compromettere né te né Aristofane. Dirò che è una mia idea. Posso?
SOCRATE – Puoi, puoi. E’ una inveterata abitudine appropriarsi delle idee degli altri, senza tener conto del copyright.
MELIDEO – Ma Socrate, tu sai pure che cosa è il copyright?
SOCRATE – L’ho sempre saputo. Perché credi che io non abbia scritto mai nulla? Per non essere derubato dei diritti d’autore.

 

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