Elso Simone Serpentini
 

 

Povertà della ricchezza e ricchezza della povertà

 
ADAMANTO – Socrate… Socrate… Sei sveglio?
SOCRATE – Sono sempre sveglio, anche quando dormo. Ma si può pure dire che dormo sempre, anche quando sono sveglio.
ADAMANTO – La tua solita ironia, che non riesco sempre a capire.
SOCRATE – Come mai vieni tanto di buon’ora?
ADAMANTO – E’ che non riuscivo a dormire pensando alle accuse che hanno rivolto i giudici a Pericle e alla sua giunta.
SOCRATE – Perché hanno sottratto soldi anche a te?
ADAMANTO – Certo, Socrate, a me, così come a te e a tutti gli altri ateniesi. Sono soldi nostri quelli che hanno speso in alberghi, cene e amanti.
SOCRATE – Ma per cifre così esigue, dicono…
ADAMANTO – Ma Socrate, non sei stato tu a insegnarci che non è rilevante la quantità del giusto e dell’ingiusto, del bene e del male, per qualificarli appunto, come giusto e ingiusto, bene o male?
SOCRATE – Vero. E’ così. Anzi, aver rubato poco è davvero un’aggravante.
ADAMANTO - Chiedere il rimborso con soldi pubblici per spese così private e per poche centinaia di dracme, è da mentecatti. Li fa somigliare a quei mendicanti che chiedono l’elemosina la mattina davanti al Tempio di Diana.
SOCRATE – Mi risulta davvero difficile darti torto.
ADAMANTO – Adesso la vicenda è in mano ai giudici e stabiliranno loro se sono stati commessi reati, ma a me Socrate interessa un’altra questione, ed è per questo, per conoscere il tuo parere, che sono venuto da te tanto presto questa mattina.
SOCRATE – Sottraendomi una parte del mio sonno, se dormivo, o una parte della mia veglia, se vegliavo.
ADAMANTO – I politici indagati hanno detto di avere la coscienza tranquilla e di essere certi che quei rimborsi erano legittimi, anche se immorali. Quale è il tuo parere?
SOCRATE – Quanto alla tranquillità della coscienza, tu sai, Adamanto, quale sia il mio parere. Si può avere una coscienza tranquilla solo avendo una coscienza. Non tutti hanno il demone che ho io, che si fa sentire solo quando sto per fare una cosa ingiusta e resta in silenzio quando faccio cose giuste. La maggior parte dei politici, purtroppo o non ha un demone come il mio o ce l’ha, ma ha un demone muto, che non si fa sentire nemmeno durante il compimento delle azioni più ingiuste.
ADAMANTO – E riguardo a quanto viene definito legittimo anche se immorale?
SOCRATE – Sai bene che le leggi hanno dei custodi che ne controllano l’applicazione e condannano chi non le rispetta e che le norme morali non hanno dei custodi che sanzionano chi le viola.
ADAMANTO – Questo lo so bene. E so che le norme morali, quando coincidono con le leggi dello stato, sono custodite insieme con queste ultime e che quando non coincidono sono destinate a restare incustodite e senza sanzione per chi le viola.
SOCRATE – Questo conferma la mia opinione, diventata famosa. Lo stato pubblica le leggi e pertanto non ammette la loro ignoranza. Perciò nessuno può difendersi dicendo che le ha violate perché non le conosceva. Le norme morali, invece, non c’è nessuno che le pubblichi e perciò c’è chi si difende dicendo che le ignorava. Nessuno compie il male volontariamente, ma solo per ignoranza del bene.
ADAMANTO – Socrate, diremo dunque che quei politici che hanno utilizzato il denaro degli ateniesi per alloggiare, alcuni con le loro amanti, in lussuosi alberghi, mangiare aragoste e degustare bevande più prelibate del vino di Creta sono degli ignoranti?
SOCRATE – Lo diremo, visto che lo sono. Ignoranti del bene.
ADAMANTO – Mi pare troppo poco, Socrate, almeno per il grado della nostra indignazione nei confronti del loro comportamento.
SOCRATE – E che cos’altro pensi di avere come risarcimento? La sanzione legale, se sarà giudicata necessaria dai custodi delle leggi, arriverà. La sanzione morale, lo sai bene, non potrà essere sancita che dagli ateniesi.
ADAMANTO – I quali si guarderanno bene dal sancirla, perché il loro sentimento dominante nei confronti di chi ha loro sottratto denaro pubblico per uso privato è l’invidia e il rammarico di non trovarsi al loro posto, in ruoli invertiti. Sì che gli ateniesi, come hanno sempre fatto, avranno considerazione e stima maggiori per chi ha sottratto loro di più e minori per chi ha sottratto loro di meno o per chi non ha sottratto nulla.
SOCRATE – Figurati se non lo so bene io, che gli ateniesi hanno condannato a bere la cicuta senza colpa e lasciato in vita tanta gente responsabile di colpe anche assai gravi.
ADAMANTO – Ma non c’è la speranza che le cose possano cambiare e che siano condannati anche moralmente i malvagi e che siano premiati quelli che non lo sono?
SOCRATE – A sperarlo sono in molti, specie i giovani, ma le loro speranze diminuiscono a mano a mano che la loro gioventù svanisce e sopravvengono prima l’anzianità e poi la turpe vecchiaia.
ADAMANTO – Socrate, hai un bel dire tu, al quale tuo padre lasciò in eredità cinque dracme, che non hai mai speso e che conservi ancora. Ma la maggior parte degli ateniesi ama essere ricca e non povera.
SOCRATE – Ma non mi hai sentito dire che molto spesso chi pensa essere padrone è in realtà un servo,  che chi si crede ricco è in realtà un povero di spirito, mentre chi viene ritenuto povero è in realtà un ricco di spirito?
ADAMANTO – Sì te l’ho sentito dire.
SOCRATE – E allora, costoro che hanno sottratto denaro agli ateniesi per i loro comodi, credendosi potenti padroni, consideriamoli, come in realtà sono, servi, dei loro vizi.  Lasciamoli alla povertà della loro ricchezza e noi restiamo nella ricchezza della nostra povertà.

 

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